Monte Orno, ritorno a cento anni fa 

Il vento ha abbattuto il bosco ricreando il “balcone aperto” come durante la Grande Guerra. E il panorama è mozzafiato


di Roberto Gerola


PERGINE. Anche il “terrazzo morenico” dei Compi , la località alla sommità del Monte Orno, è ora libera dalla vegetazione. Praticamente “pulita” come un secolo fa quando sul colmo della montagna perginese (anche se è sul territorio di Vignola) c’erano i soldati austriaci con le loro baracche e altre strutture belliche. Ora come allora lo sguardo viaggia sui 360 gradi. Dal panorama sulla piana di Pergine al lago di Caldonazzo, dalla valle dei Mocheni alla catena di montagne che dalla Panarotta si inoltra proseguendo con il Fravort, il Gronlait e dentro e dentro fino a Palù. Del resto non poteva essere altrimenti: l’esercito austro-ungarico doveva avere una totale visibilità della zona attraversata dal secondo fronte bellico per pervenire possibili infiltrazioni nemiche (italiane) dalla Valsugana. In pratica dovevano avere sotto controllo tutto il versante sinistra della valle dei Mocheni. E’ stato il nubifragio di fine ottobre a schiantare tutti gli alberi che ricoprivano il “terrazzo” cresciuti dopo la Grande Guerra e seppellendo nel verde impenetrabile le poche (di allora) case di abitazione e tutte salvate dalle piante cadute. Se qualche edificio ha avuto danni, la causa è statro il vento fortissimo che è riuscito a scoperchiare i tetti in lamiera.

La strada che dalla provinciale per la Panarotta raggiunger i Compi è stata naturalmente invasa dai tronchi delle piante abbattute, la squadre di operai l’hanno liberata aprendo allo sguardo un panorama da “magone” per chi lo aveva visto prima della fine di ottobre: piante a terra, grovigli di radici al sole, una sorta di originale delimitazione lungo la strada fino alla ex trattoria dei Beber, ed oltre. Per altro meta ambita dai perginesi nelle domeniche estive e autunnali.

I Compi, per la prossima estate, saranno un’attrazione come parco panoramico, appunto per quanto si potrà ammirare: visioni da cartolina che solo i soldati austriaci avevano visto fino al 1918.

Lo stesso fenomeno è avvenuto per la sommità del Monte Busa Grande con il suo omonimo Forte austriaco : Anche qui, anche se per mano dell’uomo, i dintorni del Forte sono stati ripuliti dal fitto bosco rivelando panorami “chiusi” allo sguardo dopo il 1918. Con il recupero del forte Busa Grande si era provveduto tagliare tutte le piante. Anche qui, il vento ha completato l’opera disboscando il versante a monte (e a valle) della strada (1000 metri) che dal Compet raggiunge il Forte. La strada è ancora bloccata.

Compi, Compet, Busa Grande: la prossima estate si potranno effettuare bellissime passeggiate con panorami stupendi. Anche lungo la strada che dalla Malga Montagna Granda raggiunge il Rigolor e la Tingherla (e poi la valle dei Mocheni). Lungo quelle poche centinaia di metri si possono ammirare stupende immagini (per altro mai viste da un secolo a questa parte) del Brenta. Nelle recenti giornate limpidissime sembrava di poterne sfiorare le cime.













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