«La nuova sede della Cri non ospiterà profughi» 

Levico Terme, il sindaco Michele Sartori: «Abbiamo ricevuto ampie rassicurazioni che non diverrà mai centro di accoglienza. In paese solo voci senza fondamento»


di Luigi Carretta


LEVICO TERME. Tra le opere di pubblica utilità che saranno realizzate a Levico Terme non vi sono solamente quelle programmate dall’amministrazione comunale. Tra esse, infatti, c’è anche la nuova sede della Croce Rossa Italiana, una grande struttura posta al di sopra del parco del Grand Hotel Terme e che ormai da un po’ di tempo attende il completamento.

Cuore dell’intervento sono la vecchia Villa Bessler e il relativo parco circostante, da anni in stato di abbandono e che si prevede debba essere completamente ristrutturata, insieme alla realizzazione di nuovi edifici destinati a molteplici usi tra cui la formazione del personale della Croce Rossa. A fianco del vecchio edificio è sorto un moderno parallelepipedo, completato da poco ma ancora vuoto all’interno, per vari motivi.

«Il passaggio da ente pubblico ad ente privato della Croce Rossa Italiana - spiega il presidente provinciale Cri Alessandro Brunialti - non ha certo aiutato a sveltire le cose. I lavori, che vengono gestiti dalla sede nazionale di Roma della Cri sono andati un po’ a rilento, tanto che la prevista consegna dell’opera alla Croce Rossa della provincia di Trento inizialmente prevista per febbraio 2017 è slittata in avanti. A oggi il fabbricato principale è stato completato, però deve essere ancora completamente arredato. E oltre a questo si dovrà anche procedere con la ristrutturazione della villa e la sistemazione del parco circostante».

Insomma, un opera il cui completamento non sarà certo a breve. E questo aiuta indirettamente anche a rispondere ai timori che recentemente sono stati espressi da più parti a Levico Terme, e relativi ad un prossimo futuro utilizzo della struttura Cri come centro di accoglienza per i profughi. Preoccupazioni che hanno investito anche l’amministrazione comunale, sebbene la struttura come detto sia privata.

«Più volte ci siamo interessati alla questione - ha detto ieri al Trentino il sindaco Michele Sartori - e abbiamo ricevuto tutte le spiegazioni del caso inerenti sia lo stato dei lavori, sia il loro avanzamento e l’utilizzo previsto della struttura. Tutte le volte abbiamo anche ricevuto le più ampie assicurazioni che la nuova sede della Croce Rossa non sarà certo utilizzata come centro di accoglienza. Sostanzialmente si tratta di chiacchiere prive di fondamento».

Risposte che a detta del sindaco hanno anche ribadito nel tempo che le cose non sono mutate, né lo saranno nel prossimo futuro. E del resto la politica attuata da parte della Provincia di Trento, responsabile per la sistemazione delle quote di profughi assegnate da Roma è quella di una accoglienza diffusa, a piccoli gruppi che possano avere maggiore possibilità di integrazione con il territorio che li ospita secondo una formula che tende ad evitare il formarsi di sempre pericolose sacche di disagio e di malessere, sia per chi chiede asilo e sia per la popolazione ospitante.













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