L’abuso sulla riva del lago finisce in Cassazione 

Il contenzioso. Torna d’attualità per il ricorso degli eredi della famiglia Hess August proprietari di una delle villette costruite senza permessi sotto al colle di Tenna ancora negli anni Sessanta


ROBERTO GEROLA


Pergine. Ogni tanto tornano alla ribalta le vicende edilizie che tengono banco da oltre mezzo secolo e che avevano visto la privatizzazione delle sponde del lago di Caldonazzo soprattutto lungo la sponda nord addirittura negli anni antecedenti la realizzazione del nuovo tratto di strada statale.

Costruite negli anni Sessanta

Si parla quindi di quella serie di villette realizzate da ospiti tedeschi nei primi anni 60 ai piedi del colle di Tenna e che puntualmente sono finite per intasare i faldoni della magistratura nell’allora pretura di Pergine (che aveva sostanzialmente contestato tutto e tutti) ma con vicende che si erano poi trascinate in altre sedi come il Tribunale regionale delle acque pubbliche di Venezia, l’analogo Tribunale a vello nazionale a Roma e via dicendo. In pratica, la sponda citata tra la statale e il bordo dell’acqua aveva registrato la costruzioni di numerose villette le cui fondamenta spesso finivano (e lo sono ancora) direttamente in acqua: l’accusa rivolta ai proprietari costruttori (spesso le villette si rivelavano a cose fatte) di abusi vari completata da reati contro il paesaggio, occupazione delle rive, e vari altri tutti connessi. Alla prima sentenza di condanna facevano seguito ricorsi e contro ricorsi, ulteriori ricorsi e ulteriori sentenze, trascinando così la vicenda per decenni.

Un nuovo contenzioso

Il caso tornato alla ribalta in questi giorni, è quello della villetta di August Hess (ed altri) che molto recentemente (si parla del 3 giugno 2016) si vide condannare dal Tribunale regionale delle acque pubbliche di Venezia che emise una sentenza a favore della Provincia di Trento (titolare delle sponde un tempo del Demanio). Pronto il ricorso in appello nelle aule del Tribunale superiore delle acque pubbliche di Roma che tuttavia rigettava l’appello e condannava i ricorrenti, in solido tra di loro, al pagamento delle spese in favore della Provincia di Trento. Ma un nuovo ricorso è partito. Autori, questa volta, gli eredi Hess August insieme agli altri alla Corte di Cassazione per “cassare e annullare” la sentenza del precedente Tribunale superiore delle acque.

La Provincia non ci sta

Naturalmente, la Provincia ha deciso di resistere contro il nuovo ricorso incaricando (con delibera di giunta) specifici difensori. E la vicenda prosegue.

Un po’ di storia

Era stato appunto nei primi anni 60 che iniziarono le costruzioni delle villette. Gli ospiti soprattutto tedeschi si erano innamorati del lago di Caldonazzo e perché non costruire una villetta tanto da poter scendere in acqua (magari con barca) privatizzando la spiaggia per così uscire direttamente dalla propria camera? E nel tentativo di eludere la legge (“sono costruzioni prefabbricate”) si è fatto ricorso alla fantasia: per esempio, ai quattro muri perimetrali erano state ancorate quattro ruote d’automobile: una casa? No,un rimorchio! Poi i celebri box per le automobili ed altre soluzioni. Muraglioni di cemento armato, cancellate, siepi con reti metalliche, piazzole di asfalto, servizi che scaricavano direttamente in acqua, darsene e pontili, sbarre da “confine di stato”, segnali di divieto di transito e accesso (“entri verboten”), cartelli con “proprietà privata – privat besitz”. Tutto questo, si era letto in qualche motivazione consegnata alla magistratura, era utile per tutelare la natura: erano così possibili creare giardini, rimboschire la riva del lago eccetera. Storie di altri tempi, articoli che riempivano i giornali di allora. E di adesso. Ancora.













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