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Pasqua, l’arcivescovo Tisi in Duomo: vicinanza ai familiari di Andrea Papi e alle vittime della violenza sulle donne

Ricordate le tante persone che abbracciano chi è stato colpito da un lutto: “Tra le tenebre, Pasqua ci mostra il sepolcro aperto. Dio è luce gentile che tutela la libertà del nostro sì”. Battezzati in cattedrale tre catecumeni (foto diocesitn.it)



TRENTO. “Pasqua racconta il nostro desiderio di trovare una traccia di luce, un appiglio per far fronte alle tenebre dell’ora presente”. È la premessa con cui l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi ha introdotto l’omelia del solenne pontificale di Pasqua oggi alle 10 in cattedrale, animato dalla Cappella musicale del Duomo.

Tra le “tenebre”, don Lauro pone anzitutto “la guerra che insanguina l’intera umanità”. Ma nelle tenebre rientrano anche i recenti fatti di cronaca locale: “Non meno buia – prosegue – è la solitudine che abita in tante case e di cui in queste settimane la comunità trentina ha fatto esperienza in modo tragico. Oscura è la pagina vergata dal dolore che racconta la vita di tante famiglie assalite dalla morte improvvisa dei propri cari. Faccio mia, a questo riguardo, l’angoscia dei genitori di Andrea e di tutta la comunità di Caldes. Drammatica e apparentemente senza fine la violenza sulle donne che in queste ore ci vede in apprensione per le vittime dell’ennesimo dramma consumatosi in Trentino”.

Alle tenebre, così come al buio che adombra i seguaci di Gesù dopo la sua morte, fa da contraltare la scoperta della pietra spostata dal sepolcro. “Indizi del sepolcro aperto – attualizza don Lauro – sono le nostre comunità, istintivamente capaci di stringersi attorno a chi è visitato dalla morte: lo abbiamo sperimentato, in questi mesi, in tante occasioni. Sepolcro aperto sono le “tante biografie nascoste intrise di dedizione gratuita”, le “stanze dei nostri hospice”, gli “occhi dei nostri giovani proiettati sul futuro” e “capaci di offrire a tutti una lezione di speranza”.

Affinché la Pasqua sia autentica, monsignor Tisi invita a considerare “i gesti pasquali di Gesù. Su tutti, la mitezza del suo morire, lontano dall’odio, che riserva ai crocifissori solo compassione e tenerezza”. Gesti che, a detta dell’Arcivescovo, “rivelano un amore “altro”, un amore diverso, che scardina le porte della morte”. “A noi che, nonostante i segni pasquali, fatichiamo a dar credito al Risorto, venga in soccorso – conclude don Lauro – il vento leggero dello Spirito Santo per ricordarci che Dio è luce gentile e ci accosta in punta di piedi per tutelare la libertà del nostro sì”.

Tra coloro che hanno detto il loro “sì” alla prospettiva cristiana, i tre catecumeni adulti, tutti di nazionalità italiana, ai quali l’arcivescovo Lauro ha conferito il battesimo nella Veglia Pasquale di ieri sera in Duomo.













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