«Stop centraline sul Noce, sono troppe» 

Oggi la questione in consiglio provinciale: all’interrogazione di Alessio Manica del Pd dovrà rispondere la giunta


di Sergio Zanella


MALÈ. Negli uffici della Provincia si torna a parlare delle centraline idroelettriche sul Noce. A sollevare il discorso è questa volta Alessio Manica, consigliere provinciale in forza al Pd che ha pubblicato un’interrogazione a cui risponderà in aula l'assessore competente questa mattina durante la seduta del consiglio provinciale.

«È stata recentemente rinviata la conferenza di servizi provinciali che aveva all’ordine del giorno l’esame di nove derivazioni d’acqua ad uso idroelettrico sul torrente Noce - scrive Manica -. Le derivazioni dovrebbero collocarsi sul tratto del Noce che va da Monclassico fino al ponte di Mostizzolo. Un tratto di torrente di circa 12 chilometri, con meno di 200 metri di dislivello. Negli ultimi anni lo sfruttamento dei corsi d’acqua trentini per la produzione di energia elettrica ha subito una impennata con la concessione di decine di derivazioni sia a consorzi pubblici, sia a privati. In questa legislatura si è intervenuti sul tema prima con una mozione consiliare, poi con una moratoria e quindi con ordini del giorno a livello provinciale. Il Noce è uno dei torrenti di maggiore attenzione, proprio per la forte pressione per lo sfruttamento. Ad un primo sguardo le numerose richieste sembrerebbero poco compatibili con tale aggiornamento. Chiedo quindi quante siano ad oggi le derivazioni esistenti sul Noce e per quale potenza e se sia già stata fatta una valutazione di compatibilità delle nuove richieste con i nuovi e più stringenti criteri introdotti nel 2015».

La preoccupazione di Manica dà quindi ulteriore voce alla protesta levatasi negli scorsi mesi dal Comitato permanente per la difesa del fiume Noce. A fine ottobre era infatti stata convocata una conferenza stampa in cui il portavoce Luca Scaramella aveva espresso tutta la sua contrarietà su quanto rischia di avvenire sul tratto solandro del fiume Noce. «Siamo davvero preoccupati per questo slittamento della Conferenza dei servizi – ha commentato il portavoce degli attivisti Luca Scaramella nella conferenza del 25 ottobre -. Ci sono tre amministrazioni della bassa Val di Sole che per l’ennesima volta stanno insistendo su un progetto devastante».

Come è stato affermato con forza dagli attivisti, soprattutto da Ferrari di Italia Nostra, «c’è fiducia nell’assessore Mauro Gilmozzi, che aveva affermato che la Provincia avrebbe detto no al 95% delle domande di derivazione. Aggiungendo: «Nei nostri torrenti non c’è più spazio». I numeri indicativi dicono che il Trentino ci sono circa 450 piccole derivazioni, di cui 200 con concessioni rilasciate dopo il 2000. Non solo non c’è più spazio, ma visto anche quanto accaduto sempre più di frequente negli ultimi anni, si assiste ad una riduzione costante dei flussi d’acqua dovuti alla siccità».

La partita sull’idroelettrico in Val di Sole rimane dunque combattuta e intricata. Nei prossimi giorni si attendono ulteriori novità.













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