IL PROTAGONISTA

Stefano Bonadiman: «Cambio vita e divento agricoltore a tempo pieno»

Dopo 12 anni come manutentore presso Melinda, il noneso ha scelto l’agricoltura, implementando l’azienda di famiglia: «Ma non troppo, meglio coniugare quantità e qualità senza strafare»


Carlo Bridi


FONDO. La storia di questa settimana ci porta ancora una volta in Valle di Non, la valle delle mele per antonomasia, ma anche la valle con un istituto professionale, l’Enaip, che sforna numerosi giovani specializzati in diverse professioni future. Ebbene anche il nostro protagonista di oggi è uno di quei giovani che dopo il diploma di manutentore, è stato assunto da Melinda, dove ha lavorato per 12 anni.

Cambio vita

Stefano Bonadiman, al compimento dei 70 anni di papà Remo, che da buon noneso, seppur con una vita professionale come insegnante all’Enaip di Cles ed amministratore di Fondo, ha coltivato la passione per la frutticoltura, creando un’azienda frutticola di due ettari, si è trovato nella condizione di dover decidere cosa fare della propria vita: continuare a lavorare come agricoltore solo nei ritagli di tempo, oppure dare una svolta alla propria carriera professionale? Ha scelto la seconda via e da oltre 18 mesi è in azienda a tempo pieno. Ma era cosciente delle sue carenze professionali per questo sta frequentando il secondo anno del corso delle 600 ore organizzato da FEM sotto l’attenta guida di Paolo Dallavalle. «Un corso – precisa Stefano – molto interessante in quanto ti offre delle buone basi per fare l’imprenditore agricolo, cosa che a me mancava». Ha presentato la domanda per il premio d’insediamento del quale ha già incassato l’acconto di 30mila euro che, secondo il piano aziendale, doveva usare per comperare della terra e acquistare nuove attrezzature per una frutticoltura più sostenibile. Ha acquistato 5000 metri di terra ed un atomizzatore 4.0, oltre all’attrezzatura per il diserbo meccanico in quanto ha voluto abbandonare il diserbo chimico.

L’azienda

Siamo di fronte ad un gioiellino di azienda, due soli ettari ma coltivati molto razionalmente che danno un’ottima produzione, 800 quintali ad ettaro, pur essendo l’azienda collocata a 1000 metri di altitudine. «La prova della nostra cura nella coltivazione si ha nella liquidazione del magazzino, siamo sempre sopra la media», precisa Sefano. «La liquidazione di quest’anno dalla società SABA di Arsio – prosegue – è stata soddisfacente: 0,56 euro kg per la Golden, 0,70 per la Kizuri e 0,41 per la Sweetang. Le varietà di mele coltivate, secondo le indicazioni di Melinda, sono la Golden Delicious, la Kizurj Morgana e la Sweet Tango, due varietà Club che hanno dato risultati molto interessanti, anche se sono molto delicate, Morgana è soggetta ad alternanza mentre la Sweet Tango è esposta all’oidio». Problema scopazzi? «L’estirpo puntuale delle piante colpite ha funzionato molto bene ed ora siamo in presenza di poche piante colpite che, appena individuate, vengono estirpate. Tutta l’azienda è protetta con rete antigrandine, per cui l’unico problema che rimane è quello delle gelate. Quest’anno temevamo grossi danni ma poi abbiamo fatto un’ottima produzione sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo». Da 18 mesi Stefano è diventato titolare d’azienda, mentre il papà Remo si è ritagliato il ruolo di collaboratore. «Ma un collaboratore molto importante, perché mi da tanti importanti consigli», spiega il figlio.

I progetti futuri

Fra gli obiettivi di Stefano c’è quello di ampliare l’azienda: vorrebbe arrivare a tre ettari di superficie, ma non andare oltre perché è convinto sia molto meglio avere un’azienda di modeste, ma sufficienti dimensioni, curando la produzione molto bene, rispetto a un’azienda di dimensioni che impediscono di seguire ogni operazione di campagna con molta cura. C’è anche un sogno nel cassetto, quello di arrivare ad avere una qualità ed una quantità costante della produzione arrivando anche alla costituzione di un distretto biologico come nella zona di Vervò. «Diversamente è praticamente impossibile pensare a fare agricoltura biologica – spiega – in quanto il problema della deriva è tale da ridurre in modo esponenziale la zona utilizzabile, una volta che sono state escluse dal biologico le zone di confine per i problemi di deriva». 

La sensibilità ecologica

Ciò non toglie che Stefano abbia una grande sensibilità ambientale vista anche la sua grande passione per le arrampicate: «Ci rendiamo conto ogni anno quanto i nostri ghiacciai arretrano, si vede che sono in sofferenza. Per questo nel mio piano di sviluppo aziendale ho incluso l’acquisto dell’atomizzatore 4.0 e della macchina per il diserbo meccanico al fine di eliminare quello chimico. Mio papà, quando era a Banco, aveva compiuto la scelta del biologico, ma qui non è possibile tecnicamente».

Passatempi

Stefano è impegnato sia nel sociale che negli hobby, è consigliere del Consorzio di Miglioramento Fondiario di Fondo ed è componente del Corpo dei vigili del fuoco di Fondo. Ha due grandi hobby, lo scialpinismo durante l’inverno e le arrampicate, anche impegnative, in estate.













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