Maso Trentini è isolato per colpa della giustizia 

Il terreno da cui s’è staccata la frana fa parte di una proprietà finita in fallimento e non si può toccare perché ogni decisione del curatore passa dal tribunale


di Giacomo Eccher


MASO TRENTINI. Sono passati 24 giorni dalla frana che ha isolato Maso Trentini nella valle dello Sporeggio in territorio di Sporminore, e i residenti sono costretti da allora, e chissà per quanto tempo ancora benché l’inverno sia ormai alle porte, a raggiungere l’abitazione a piedi. Una situazione paradossale nel Trentino della Protezione Civile diffusa e efficiente che però in questo caso si trova a combattere contro un’avversità più forte del maltempo, la burocrazia ed il rimpallo. La vicenda è nota e il Trentino ne ha parlato due settimana fa (9 novembre) dopo aver sentito i proprietari e il sindaco di Sporminore, Giovanni Formolo, che aveva inserito la vicenda tra le emergenze dell’alluvione di fine ottobre. Ma la frana, tre settimane dopo, è ancora lì, anche se per rimuoverla basterebbero pochi colpi di pala meccanica, ma non si muove nulla.

«Non so più che santo invocare, mi arrivano telefonate di solidarietà da amici e conoscenti vicini e lontani dopo che la mia storia è finita sui media, e c’è perfino un’associazione di Cles che è offerta di pagare l’affitto in una casa per l’inverno», ci dice José Uguzzoni che a Maso Trentini vive con la moglie Martha e una figlia che ogni giorno deve recarsi a scuola. Il maso ha anche la stalla con due cavalli, due pony, conigli, galline, oche, eccetera. Il capofamiglia lavora a Trento e lui e la figlia devono raggiungere a piedi e al buio la vettura parcheggiata sul versante opposto della frana, che dista circa 200 metri dall’edificio.

Ma torniamo ai fatti. Uguzzoni, dopo aver atteso invano che qualcosa si muovesse, ha cercato di sollecitare il “suo” primo cittadino e ha così appreso, non senza sorpresa, che il terreno da cui si è mossa la frana (pochi metri cubi e un paio di piante) non si può toccare perché fa parte di una proprietà finita in un fallimento ed attualmente in capo a un Istituto bancario. Questo a quanto pare sarebbe l’inghippo contro cui si è bloccata la macchina dell’emergenza. «Non ne sapevo nulla, una volta scoperta questa novità ho subito contatto il curatore fallimentare, (il dottor Maurizio de Tassis, di Trento, ndr) per smuovere la soluzione. Il professionista ha garantito il suo interessamento perché il luogo lo aveva già visionato», racconta Uguzzoni. Ma c’è un ma: il curatore non può fare più di tanto, perché ogni sua decisione deve passare per il filtro del giudice, e i tempi della giustizia sono quelli che sono.

«Il punto è che l’inverno ci è ormai addosso, le previsioni per i prossimi giorni parlano di altre piogge (40 mm), poi dovrebbe cade la neve e noi siamo in balia della più assoluta incertezza sul nostro futuro», si lamenta Uguzzoni, che sta facendo incredibili sforzi di pazienza. Anche perché - spiega - alternative vere di accesso non ce ne sono. Tanto meno quella prospettata dal sindaco (vedi il Trentino del 9 novembre) di poter accedere al maso con mezzi di soccorso in caso di emergenza grave (e quindi giustificare il mancato sgombero). In realtà fanno riferimento ad una strada (oltretutto privata) che d’inverno è perennemente soggetta ad un ordinanza sindacale di chiusura.

La solidarietà intanto corre sui social, Facebook e così via, ma la famiglia Uguzzoni continua ad andare a piedi, con tutti i disagi del caso perché la notte arriva presto e la neve incombe. Un’esperienza che la famiglia ha già passato nel 2012, quando una frana come quella di quest’anno li ha costretti a passare l’inverno da novembre a maggio, senza poter usare l’automobile.

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