L’ex pizzaiolo ora artista lascia i pennelli per i mosaici 

Nell’atelier di Romeno. Dopo una produzione poliedrica che va dalla pittura classica alla scultura, Corrado Chirelli sorprende anche Caterina Dominici con le sue composizioni di vetro


Giacomo Eccher


Romeno. Un artista originale che di volta in volta si reinventa nello stile e nei materiali, i più disparati e complicati, che usa maneggiandoli con perizia nelle sue composizioni con soggetti solitamente surreali e di grande impatto emotivo. Parliamo di Corrado Chirelli, artista oramai a tutto tondo dopo una vita da cuoco, tra l’altro bravissimo per l’esperienza maturata nelle sue peregrinazioni dalla natia Calabria, e di pizzaiolo.

«Una stagione ormai alle spalle da anni, ma il contatto con la gente, anche se adesso come artista lavoro in solitaria, mi è rimasto nel profondo» - spiega Chiarelli che abbiamo incontrato nel suo studio al pian terreno dell’ex ristorante Cornova, sulla collina di Romeno. Una produzione poliedrica che va dalla pittura classica con pennello o spatola ad olio alla scultura modellante oggetti di per sé espressi come radici e tronchi fino alle composizioni più complesse, quasi a mosaico, come quelle in vetro, l’ultima delle sue specialità che ha proposto in una mostra alla Cassa Rurale di Cavareno. Una sorpresa per i visitatori ed anche per Caterina Dominici che, oltre ad occuparsi di lingua nonesa, di parole ladine e di folclore da sempre si diletta con la critica presentando e partecipando a mostre e vernici d’arte.

Non solo fiori

«Eravamo abituati alla spettacolarità delle sue composizioni floreali e delle sue interpretazioni del profondo della psiche umana, magari ingigantite e trasfigurate ma sempre molto affascinanti e realistiche. In questa mostra Chiarelli ha cambiato completamente stile e sistema di raffigurazione: quasi tutti i quadri esposti si caratterizzano per una tecnica assolutamente innovativa» - il commento dell’ex consigliera.

Chiarelli infatti stavolta non ha dipinto secondo il canone tradizionale, ma ha dato spazio alle sue raffigurazioni attraverso segmenti di specchi. Quasi tutte le composizioni son state eseguite con l’accostamento di semplici specchi, con piccoli segmenti che costituiscono composizioni spaziali eccezionali, di un livello eccelso. «Sia quando propone la rappresentazione del fiore che è la sua tematica preferita, sia quando con un sistema sperimentale tutto suo fa intravvedere volti o sguardi. In queste straordinarie opere la specularità è duplice, riflette indirettamente e parzialmente elementi del volto che lo contemplano» - afferma la Dominici, rimasta letteralmente folgorata da questa ennesima conversione artistica dell’ex pizzaiolo. «Infatti – scrive - non è il fiore dipinto, ma il fiore che riflette se stesso e che racchiude un certo che di recondito e di incomprensibile, ma secondo una potenza evocativa di grande effetto». Un effetto scenico oltre che espressivo il cui effetto è veramente eccezionale.

L’arcano della vita

«Forse Corrado – conclude Caterina Dominici - voleva rappresentare l’arcano della vita, la trasmigrazione di pensieri e fantasmi che scorrono nella profondità della psiche di ciascuno. Il tutto però con il suo consueto piglio ironico e con qualche passaggio di un sarcasmo appena velato riguardante le aberrazioni del vivere».













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