L’albero delle Pékene ritorna il mattino del giorno di Pasqua

Valle di non. L’albero delle Pékene a Ruffrè Medola, le uova “da dar zò” con gli alpini in piazza a Cavareno e altrove, paese più paese meno, c’è ancora qualche anziano che dopo la messa solenne...



Valle di non. L’albero delle Pékene a Ruffrè Medola, le uova “da dar zò” con gli alpini in piazza a Cavareno e altrove, paese più paese meno, c’è ancora qualche anziano che dopo la messa solenne tirano fori dalle tasche un uovo colorato cercando uno sfidante: l’uovo più tenero perde e cambia padrone. Usanze che si perdono nella notte dei tempi e che si affievoliscono sempre di più anche perché, come recita il detto “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”. Quest’anno la festività più importante del Cristianesimo (anche se è il Natale la più bella e la più sentita) è “alta”, nel senso che arriva tardi nel calendario che la fissa in un arco temporale che va dal 22 marzo al 25 aprile, nella domenica che segue il plenilunio di primavera.

Una Pasqua per tutti diversa

«La Pasqua per noi cristiani è memoria della resurrezione di Cristo. Viene sempre di domenica, perché Gesù rimase nel sepolcro dal venerdì pomeriggio alla domenica mattina secondo il racconto unanime degli evangelisti. Per gli Ortodossi quest’anno sarà Pasqua il 28 aprile, con una settimana in ritardo da noi per via del calendario giuliano che essi ancora seguono. La solennità ha origine ebraica e ricorda la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Viene celebrata ancora oggi nel mese di Nissan, che varia di posizione a seconda dell’anno. Nel 2019 la Pasqua ebraica coincide con quella cattolica e si festeggia fra il sabato 20 aprile e il 27 aprile, con il suo culmine - reso più familiare e solenne dalla celebrazione del Seder - al 20 aprile, data che coincide con il 15 del mese di Nissan». Prendiamo queste note da un pezzo sulla Pasqua di don Fortunato Turrini pubblicato nel numero di aprile del mensile “Il Melo”.

Le uova: il perché

Il segno che accompagna ogni Pasqua è l’uovo. Esso è simbolo di resurrezione, perché Cristo uscì dalla tomba il mattino di Pasqua come il pulcino dall’uovo, in cui si trova come sepolto.

Da allora l’uso delle uova fu sentito cristianamente (era proibito mangiarle durante la Quaresima, mentre venivano favorite da Pasqua in avanti). Già nelle feste pagane esse rappresentavano il simbolo del risveglio alla vita del mondo vegetale e animale. Alle uova pasquali è collegata la tradizione di batterle prima sulla punta poi sul lato insieme con altri, facendo vincere chi mantiene il suo uovo intatto. Da qualche parte c’è l’usanza di tirarci contro una moneta: chi centra l’uovo, vince.

Le tradizioni locali

Di solito le uova di Pasqua sono colorate: da noi ci si serve delle bucce di cipolla per dare una tonalità dorata; in realtà il vero colore pasquale è il rosso. Le Pekene è un albero ancora spoglio di foglie che vien addobbato, sulla piazza di Ruffré, il giorno di Pasqua. Quest’anno l’iniziativa, curata dalla Pro Loco Ruffré Mendola, sarà accompagnato, al termine della messa pasquale delle 9.30 in piazza, da una lotteria con in palio grosse uova di cioccolato e aperitivo offerto a tutti. «Così la gente si ferma in piazza prima di tornare a casa per il pranzo, e si possono scambiare gli auguri. E’ una tradizione antichissima che grazie alla Pro Loco viene riproposta da una trentina d’anni dopo che si era perduta», spiega uno degli organizzatori, Tiziano Cipolla. G.E.













Scuola & Ricerca

In primo piano