pellizzano 

Gli animali nella Grande Guerra 

Domani presentazione dei libri di Mauro Neri e Marianna Tamburini



PELLIZZANO. Appuntamento in Municipio domani alle 21 per una serata dedicata alla Grande Guerra sotto un profilo inusuale, quello degli animali. Nella serata promossa dal Centro Studi per la Val di Sole, Pro Loco e Comune di Pellizzano, infatti, verranno presentati i due libri curati da Mauro Neri e Arianna Tamburini e dedicati alla Grande Guerra degli animali. I volumi, accanto a un sintetico ed efficace quadro d'insieme della storia del primo conflitto mondiale visto anche dalla parte degli animali usati in quella guerra sul fronte austro-ungarico, propongono venti racconti in tutto con protagonisti altrettanti eroi a quattro zampe o a due ali (cavalli, cani, gatti, mucche, asini, muli, piccioni, volpi e capre), dieci ambientati sul fronte austro-ungarico e altrettanti sul fronte italiano.

La serata, che sarà introdotta da Antonio Arrighi, del Club Modellismo e Storia Valli del Noce, vedrà i saluti del sindaco Denis Cova, del presidente del Centro Studi Marcello Liboni, un’introduzione dedicata alla salute degli “animali soldato” a cura del veterinario Giancarlo Zaniboni, che ha curato l’introduzione del secondo libro, quindi una breve introduzione storica a cura di Arianna Tamburini, infine Mauro Neri leggerà un racconto per libro. I due autori tengono a ricordare che i proventi delle vendite, detratte le spese di stampa, saranno destinati a finanziare progetti a favore del benessere degli animali.

«Della Grande Guerra in questi ultimi anni sono stati sviscerati tutti i temi, tutte le situazioni, tutti gli intrecci rivolgendosi a ogni tipo di testimonianza dell’epoca – spiega Mauro Neri, giornalista e scrittore - Arianna e io abbiamo scelto gli animali, per persentare la guerra da una visuale del tutto particolare. Ne sono usciti due libri, uno per il versante austro-ungarico e l’altro per quello italiano, che rifuggono da ogni tipo di retorica e di ideologia, preferendo disegnare le atmosfere delle trincee, della Guerra Bianca in alta quota, dei cieli dove volavano i primi fragili ricognitori analizzandole e vivendole con gli occhi dei muli e delle mucche, delle aquile e degli asini. La tragedia della guerra si accompagna, quindi, con uno sguardo meno edulcorato, forse più diretto: è lo sguardo del cane da slitta che viene abbandonato il 4 novembre del 1918 ai tremila metri dell’Adamello, oppure della mucca che viene requisita a una famiglia dell’Alto Garda due giorni prima della fina del conflitto, oppure ancora del piccione che vola portando appese alla zampetta notizie di vitale importanza». (s.z.)















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