Domani pellegrinaggio a S. Biagio 

Romallo, all’eremo affacciato sulla forra del torrente Novella messa, trippe e benedizione delle gole


di Giacomo Eccher


ROMALLO. Domani, per la ricorrenza di san Biagio, avrà luogo il tradizionale pellegrinaggio all’eremo sulla forra del torrente Novella, dove alle 14.30 è prevista la messa celebrata dal parroco don Mario Ferrari con accompagnamento del Coro parrocchiale. Seguirà un momento di ristoro per tutti i presenti con una bevanda calda (brulé) e dolci sempre generosamente offerti dai proprietari del romitorio, la famiglia Facinelli, mentre le Donne Rurali di Romallo come da tradizione prepareranno un piatto di trippe in brodo, il tipico pasto (povero) del pellegrino di una volta.

San Biagio è il protettore della gola e al termine della messa sarà ripetuto come ogni anno il rito della benedizione con le candele incrociate sotto il mento. Cadendo di domenica, la ricorrenza quest’anno si annuncia particolarmente partecipata (meteo permettendo) ed il Comune di Romallo, con i vigili del fuoco e la Pro loco, ha predisposto quanto ritenuto necessario per lo svolgimento in sicurezza della manifestazione con parcheggi, peraltro poco capienti data la natura impervia del luogo, lungo la strada che collega Revò e Banco, in comune di Sanzeno.

Saranno però molti i fedeli che arriveranno a piedi come si faceva una volta e la Pro loco, come spiega la presidente Donatella Polonio, sul sagrato del romitorio predisporrà anche dei gazebo per proteggersi in caso di maltempo.

L’eremo San Biagio si trova su un grande scoglio circondato da burroni profondi oltre cento metri sul torrente Novella. Accanto vi scorre la statale del Tonale e della Mendola il cui ponte ha soppiantato il vecchio ponticello che collegava il dosso alla sponda del Novella, collegamento ancora esistente anche se chiuso al passaggio. Da parecchi decenni è proprietà della famiglia Facinelli con annessa azienda agricola.

In questo luogo – che quest’anno con la nevicata di queste ultime ore ha assunto un aspetto ancora più magico, sono fiorite varie leggende. La più antica parla della presenza qui di monaci Templari (una croce simbolo dell’antico ordine c’è nell’acquasantiera) e quindi dell’esistenza di un lebbrosario con fantasmi che vagavano nella forra. Nell’eremo ci sono due chiesette, la maggiore recentemente restaurata da cui attraverso una porticina si accede alla cappella più piccola detta la “basilichetta” per la sua originale struttura mignon che riproduce, con tanto di mini colonne, le vere basiliche. Come ricorda lo storico don Fortunato Turrini, in valle di Non ci sono altre due località che hanno come patrono San Biagio, Salter in Alta valle di Non e Nanno. A Salter il patrono viene ricordato nei documenti solo dal 1537, ma il culto è molto più vecchio, dato che il campanile della chiesa appartiene allo stile precedente al gotico, quindi almeno al XIII secolo. A Nanno, che è uno dei villaggi più antichi della valle, la dedica a San Biagio è nominata nel 1191, mentre la chiesa si ricorda 90 anni dopo. Essa risaliva a tempi anteriori e fu riedificata in stile gotico nel 1500. Oggi però la vecchia chiesa non esiste più. Demolita verso il 1950, fu sostituita dall’edificio attuale, che della costruzione primitiva conserva solo il poderoso campanile.















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