Dalla Val di Non un terzo della produzione di latte 

L’assemblea degli allevatori. La quasi totalità di 400 mila quintali trasformata in forme di  Trentingrana. Covi: «Grandi predatori da contenere, anche se nel 2019 non hanno fatto danni»


Giacomo Eccher


Rumo. Ombre ma sopratutto luci nel bilancio degli allevatori Valle di Non che ieri a Rumo, nella frazione montana di Mocenigo, hanno tenuto la loro consueta assemblea annuale.

Una sessantina i presenti all’incontro con Vittorino Covi, che ieri è stato riconfermato presidente dell’Unione Allevatori della Valle di Non all’unanimità per altri tre anni, accanto il presidente provinciale della Federazione, Mauro Fezzi con il direttore generale Massimo Gentili e il presidente di Trentingrana Renzo Marchesi. Quanto agli amministratori, in sala c’erano la sindaco di Rumo, Michela Noletti, che ha fatto gli onori di casa sottolineando l’importanza del comparto zootecnico per il suo comune, e il presidente valligiano Silvano Dominici. Assente giustificata (per i concomitanti lavori in consiglio provinciale) l’assessore provinciale all’agricoltura Giulia Zanotelli, dispiaciuta per aver dovuto disertare l’assemblea “di casa”.

Nella sua relazione, il presidente dell’Unione Valle di Non, Covi ha ripercorso l’andamento del 2019 dal punto di vista zootecnico. Un anno che ha dato qualche problema, con una primavera molto fredda e una scarsa produzione di foraggio nel primo taglio seguita da un’estate secca in parte recuperata dall’ultimo taglio, più abbondante ma difficile da essiccare per colpa del meteo. A rincuorare gli allevatori è però la tenuta del prezzo del formaggio, che nel 2019 ha registrato un aumento che consentirà di ritoccare in positivo il bilancio degli otto caseifici attualmente attivi in valle di Non.

Una realtà importante, quella nonesa, che nel 2019 ha conferito quasi 400.000 quintali al Concast, un terzo circa di tutta la produzione trentina di latte, destinati nella quasi totalità alla produzione di Trentingrana. Quanto ai numeri, gli allevatori che hanno conferito il loro latte ai caseifici nonesi nel 2019 sono stati 220 con una produzione, negli otto caseifici di 72.061 forme di Trentingrana, il 59% del totale prodotto dal Consorzio a livello provinciale. Una quantità in parte dovuta ad allevatori altoatesini dell’Alta Anaunia tedesca che in tre caseifici (Castelfondo, Rumo e Fondo) sono determinanti per la prosecuzione dell’attività, rappresentando mediamente il 40% dell’intero latte conferito.

Quanto all’attività svolta nel 2019, l’Unione allevatori di valle ha visto confermate i tradizionali appuntamenti: la mostra di primavera, la Festa del Latte in luglio e l’immancabile mostra di Romeno di fine estate. Nel calendario lo scorso gennaio per la prima volta è stata inserita la festa del patrono sant’Antonio con benedizione degli animali e del sale che si è svolta a Dovena di Castelfondo, in collaborazione con il Comitato locale. «Una festa che mi auguro entri stabilmente negli appuntamenti dell’Unione allevatori» ha detto Covi. Concludendo, il presidente degli allevatori nonesi – citando il suo intervento agli Stati generali della Montagna che si sono svolti la scorsa estate - ha chiesto più spazi per le coltivazioni prative sollecitando per questo le amministrazioni pubbliche, che in Trentino sono titolari della maggior parte dei terreni boscati ed incolti.

Un accenno infine ai grandi predatori: orsi, lupi ed anche cinghiali. La biodiversità va certamente sostenuta, ma in un territorio piccolo e così fortemente antropizzato anche in quota come il Trentino è auspicabile contenere i numeri per ridurre al minimo gli inconvenienti ed i danni. Danni che peraltro – ha riconosciuto Covi sul finale - fortunatamente lo scorso anno in valle non si sono registrati sulle malghe e nemmeno per le aziende.















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