Ciocomiti dona 2 mila mascherine alla Val di Sole

Dimaro folgarida. Due imprenditori, uniti dall’amore e dalla riconoscenza per la propria terra. Matteo Fedrizzi e Luca Bondioli, di Ciocomiti, impresa dolciaria che, prima dell’emergenza sanitaria...



Dimaro folgarida. Due imprenditori, uniti dall’amore e dalla riconoscenza per la propria terra. Matteo Fedrizzi e Luca Bondioli, di Ciocomiti, impresa dolciaria che, prima dell’emergenza sanitaria Coronavirus, si stava avviando a un fatturato annuo di 2 milioni di euro, con 11 dipendenti in Trentino, hanno riconvertito la produzione di Calze Ileana a Carpenedolo (Brescia), dove Luca Bondioli è direttore generale. Tra martedì e ieri le 2.000 mascherine in microfibra di polipropilene sono state portate in Val di Sole e distribuite “porta a porta” dal sindaco di Dimaro Folgarida, Andrea Lazzaroni, alla popolazione e a carabinieri, vigili del fuoco volontari, Croce Rossa Val di Sole e Centro sociale. Sono mascherine in filato trentino, tecnicamente chiamato “dryarn”, prodotto dal Gruppo Aquafil di Arco. Una microfibra di polipropilene, solitamente usato per i camici sanitari da sala operatoria. «Risiedo a Dimaro, sono socio e amministratore di Ciocomiti di Malé e direttore generale di calze Ileana di Carpenedolo, nel Bresciano – spiega Luca Bondioli – e insieme a Matteo Fedrizzi abbiamo deciso di restituire, in questo momento di difficoltà, quanto ricevuto dalla nostra terra, la Val di Sole. Abbiamo donato al Comune di Dimaro, per distribuirle a residenti e associazioni, duemila mascherine». Per un valore di circa 6 mila euro.

Luca Bondioli ha riconvertito in pochi giorni le linee produttive della sua Calze Ileana, nella bassa bresciana, da cui sfornava 500 mila calze al mese, per produrre mascherine protettive per uso civile. «Siamo in fase di certificazione – spiega Bondioli – per classificarle come mascherine chirurgiche. Abbiamo già superato diversi test e inviato la relazione tecnica all’Istituto superiore di sanità e all’Inail. Tutti cercano le mascherine superperformanti. Le nostre mascherine non sono considerate dpi (dispositivi di protezione individuale) ma – sospesa la certificazione CE fino al prossimo 31 luglio a causa dell’emergenza sanitaria – sono una protezione ad uso civile. Sono lavabili fino a 40 volte, con il sapone. Abbiamo rifornito anche il Comune di Brescia, l’Atesina Gas, alcuni istituti di credito».

Lo stabilimento di Malé di Ciocomiti, il cioccolato delle Dolomiti, non si è fermato. Come azienda alimentare, è autorizzato a continuare la produzione. «Naturalmente la richiesta è calata – spiega Bondioli – ma stiamo rifornendo con la nostra linea Dolomitos (tavolette di cioccolata da 100 grammi, anche ripiene allo strudel o al bombardino) la grande distribuzione del Nord Italia e le aree di servizio autostradali del marchio Hermes, regolarmente aperte». Alcuni dipendenti sono in recupero ferie, qualcun altro in cassa integrazione, altri al lavoro. «Vogliamo ripartire – conferma senza esitazioni Luca – e, pur momentaneamente sospesi i nuovi investimenti – siamo pronti a dare concretezza ai progetti che avevamo in cantiere fino a febbraio scorso: ovvero, acquistare nuovi macchinari per incartare i cioccolatini e aprire due nuovi punti vendita in provincia di Trento, in località di montagna».

Dopo gli ultimi ampliamenti nel condominio produttivo di Malé, Ciocomiti può contare su una superficie di 900 metri quadrati: «Grazie a Trentino Sviluppo siamo cresciuti, in dimensioni e capacità manageriali e imprenditoriali. Se tutto andrà bene, con la ripresa puntiamo ad acquisire nuovi spazi fino a quasi raddoppiare».













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