Giustizia

‘Ndrangheta in Trentino Alto Adige, al processo Freeland cade l'accusa di associazione mafiosa

Il gup di Trento non ha accolto la tesi dell’accusa. Assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Due condanne per reati legati alla droga e alla detenzione illecita di armi

 



TRENTO. Si è concluso con una piena assoluzione - "perché il fatto non sussiste" - il processo per associazione a delinquere di stampo mafioso relativo all'inchiesta «Freeland».

Il gup di Trento Consuelo Pasquali non ha infatti accolto la tesi dell'accusa, secondo la quale sarebbe stata attiva in Trentino Alto Adige una filiale locale della 'ndrangheta calabrese, che avrebbe organizzato un traffico di stupefacenti, sequestri di persona ed estorsioni.

L'indagine, che nel 2020 aveva portato all'arresto di venti indagati tra il Triveneto e la Calabria, era poi sfociata in due distinti processi, per complessivi 30 imputati: uno a Trento (dove ha sede la Direzione distrettuale antimafia che ha coordinato l'inchiesta) con rito abbreviato e che si è chiuso oggi, 22 marzo, ed un altro in tribunale a Bolzano per gli imputati che avevano scelto il processo con rito ordinario, ancora in corso.

Se è dunque caduta l'accusa principale e più grave, di associazione di stampo mafioso, il gup di Trento ha comunque emesso due condanne per altri singoli capi d'imputazione: Mario Sergi è stato condannato a 4 anni e 10 mesi di reclusione e 20mila euro di multa per reati legati agli stupefacenti e alla detenzione illecita di armi. Altri 4 anni e un mese di reclusione, oltre a 18.000 euro di multa, sono stati inflitti a un altro imputato, Rosario Giocondo. Per entrambi è stata disposta anche l'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. Tutti gli altri 15 imputati sono stati assolti. 













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