l’analisi

Materie prime sempre più care: un problema per la zootecnia trentina

I rincari (pesanti) toccano mais, soia, concimi e anche i carburanti 


di Carlo Bridi


TRENTO. L’anno che si conclude lascia una pesante eredità per il mondo zootecnico trentino. A fronte di un mercato del latte che sul libero mercato ha visto solo dei piccoli ritocchi nell’ordine del 3-4%, abbiamo assistito, come negli altri comparti produttivi, ad un aumento netto delle materie prime.

I dati ufficiali parlano di un più 15% per mais e soia, ma nei fatti ci dicono Mauro e Fausto Zamboni allevatori in quel di Vattaro, il prezzo del mais è schizzato all’insù del 50% e quello della soia del 25%.

Per non parlare del prezzo del grano che ha subito aumenti ancora maggiori. Il risultato è quello che i prezzi dei mangimi necessari per l’integrazione alimentare delle bovine, hanno subito forti aumenti.

Ma anche l’erba medica che non si produce da noi ma per la quale si deve fare riferimento al mercato, i prezzi sono nettamente aumentati.

Lo zucchero ha registrato un aumento dei prezzi all’ingrosso del 53% e i grassi vegetali del 60%.

Per non parlare dell’aumento dei carburanti che hanno una forte incidenza in agricoltura perché il parco macchine assorbe molti carburanti.

Ma ora è anche il tempo per i contadini di approvvigionarsi dei concimi chimici che serviranno in apertura della stagione. Ebbene anche in questo caso gli aumenti sono enormi.

Cominciando con l’urea che serve anche nell’alimentazione del bestiame, ebbene il prezzo dell’urea è aumentato del 300%!! Ma anche tutti i concimi azotati che per produrli hanno bisogno di molta energia, hanno subito l’aumento dei prezzi nell’ordine del 100%, ma non solo, oggi sono introvabili anche sul mercato internazionale ci dice un grosso importatore.

Ma anche il perfosfato ammonico ha subito aumenti del 90%ed il nitrato del 40%. Ma quali le cause? Si tratta di una serie di concause, affermano gli analisti, da una parte c’è la pesante incidenza dei cambiamenti climatici che hanno portato ad una forte riduzione produttiva, ad esempio negli USA ed in Canada, grossi esportatori di grano, si è avuto una netta riduzione della produzione nell’arco dell’anno che si chiude oggi, un altro aspetto molto negativo è stato quello dell’aumento del prezzo di tutte le materie energetiche, dal gas schizzato all’insù del 60, al gasolio alla benzina, all’energia elettrica.

Questi aumenti hanno gravato molto sui costi dei trasporti e dei noli, così l’importazione del grano dall’Australia è diventata antieconomica per l’eccesso dei costi dei trasporti. Un’altra causa è quella che la Cina da grande consumatrice superato il periodo delle chiusure per la pandemia, ha ripreso ad acquistare facendo lievitare i rezzi del mercato.

" A fronte di questi aumenti, afferma sconsolato Fausto Zamboni, registriamo degli aumenti sul prezzo del latte da parte della Casearia Monti Trentini, dove noi lo conferiamo, ci ha dato un aumento di un centesimo a litro ad agosto ed un altro centesimo da domani. Ciò è dovuto al fatto che è un azienda che si trova a fare i conti con le bizze del mercato internazionale che ne condiziona i prezzi.

Dal canto suo Federico Barbi, responsabile commerciale del Concast- Trentingrana impegnato nell’inventario di fine anno, ci dice che l’anno che si sta concludendo è un anno positivo in linea con quello precedente, che era stato un anno buono. Questo vale sia peri formaggi tradizionali che per il Trentigrana. Certo l’auspicio è quello che il nuovo anno si possano ritoccare i prezzi per assorbire almeno in parte i maggiori costi di produzione. Le cose vanno meglio per le aziende che hanno deciso di trasformare direttamente il proprio latte, queste puntando anche molto sulla tipicità e sull’alta qualità dei loro prodotti oltre che sul km zero, molto di moda, stanno concludendo l’anno in modo soddisfacente, è questo n dato che abbiamo registrato sentendo diversi di loro.













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