Un patto per istruire costruttori di muri a secco 

Ieri la firma. Ne fanno parte la Fondazione Mach, la Trentino School of Management e Patrimonio del Trentino spa. I terreni della Fem d’ora in avanti saranno aule didattiche


DANIELE ERLER


San michele all’adige. È passato quasi un anno da quando l’Unesco ha dichiarato l’arte della costruzione dei muretti a secco “patrimonio immateriale dell’umanità”. Questo riconoscimento non ha confini, essendo transnazionale. Ma in Trentino ha una valenza particolare: qui di muretti a secco ce ne sono quasi tremila chilometri. In val di Cembra, per esempio, contribuiscono in maniera significativa a formare l’identità del paesaggio. Ma c’è un rischio per il futuro: sempre meno persone sono oggi in grado di costruirli, o ripararli, nel pieno rispetto della tradizione. Ieri alla Fondazione Mach di San Michele è stata firmata una convenzione che suona quasi come un patto per le future generazioni. C’è un patrimonio immateriale da difendere, un’arte da salvare e una tradizione da recuperare.

Aule all’aperto

Il documento è stato sottoscritto da Andrea Segrè per la Fondazione Mach, Sabina Zullo per la Trentino School of Managment (Tsm) e da Mario Agostini di Patrimonio del Trentino. Iva Berasi, direttrice dell’Accademia della montagna, spiega che in realtà la scuola trentina della pietra a secco esiste già dal 2013. Cosa cambia con questa convenzione? In sostanza, i terreni della Fondazione Mach saranno d’ora in avanti delle vere e proprie aule didattiche. «Così si crea un piccolo sistema di enti funzionali della Provincia per la salvaguardia dei muretti a secco – spiega Berasi –. L’obiettivo è di riuscire a salvaguardare e valorizzare un patrimonio che caratterizza la storia del Trentino». È un obiettivo che ha ovviamente una valenza turistica, ma non solo. La manutenzione dei muretti a secco si collega anche allo sviluppo dell’agricoltura biologica e sostenibile. Lo spiega bene la presidente della Tsm: «Il nostro obiettivo è di recuperare un’abilità che stava andando a scomparire. Fra i nostri compiti c’è anche quello di abilitare nuove professionalità che si occuperanno della ristrutturazione dei muretti».

Salvare il paesaggio

Da qui deriva la possibilità di cogliere i classici due piccioni con una fava. La Fondazione Mach ha in Trentino 143 ettari di coltivazioni e circa tre chilometri di muretti a secco, dove sono necessari interventi di manutenzione. Se ne occuperanno dunque gli allievi impegnati nei vari corsi di formazione. «E questo si ricollega anche all’educazione verso il paesaggio – dice Segrè –. Abbiamo bisogno di formare l’opinione pubblica, perché è la migliore prevenzione per evitare il consumo di un bene. In Italia siamo molto avanzati a livello normativo, ma manca ancora la consapevolezza di quello che può fare la cura del paesaggio. Non solo per la bellezza ma anche per il governo del territorio. È un tema sempre più attuale, mentre si parla del cambiamento climatico in corso». E così da ieri il Trentino può contare su un presidio che farà di tutto per salvare l’arte della costruzione dei muretti a secco.















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