Simone e il “live” delle 20 «Una forma di resistenza» 

Lavis. Musicista per passione, Zanghellini ha lanciato quasi per caso un appuntamento ora fisso «Tante persone diffondono la stessa diretta musicale lungo le vie del paese, distanti ma unite»


DANIELE ERLER


Lavis. Da qualche sera, Lavis ha un appuntamento fisso. Si ripete sempre alle 20, quando un intero paese canta le stesse canzoni. Cambiano ogni volta e vengono amplificate dai balconi e dalle finestre. In un certo senso, così si crea uno spirito di unione. È come se un intero paese partecipasse allo stesso concerto anche se, in questo periodo difficile, tutti sono costretti a restare in casa. L’iniziativa è partita quasi per caso, con un’esibizione di Simone Zanghellini, da sempre musicista per passione. Qualche giorno fa – seguendo l’esempio dei “flash mob” che si tengono in tutta Italia – ha suonato alcune canzoni dal suo balcone, senza nessuna aspettativa. Il giorno dopo ha ripetuto l’esperienza, questa volta pubblicando il video online: tante le persone che gli hanno chiesto di farlo ogni sera. Da lunedì, sempre alle 20, l’appuntamento viene dunque trasmesso sulla pagina Facebook del giornale lavisano “ilMulo.it”. Da ogni angolo di Lavis, la stessa diretta viene condivisa a tutto volume. Centinaia di persone comuni collegano il cellulare a casse o amplificatori per qualche minuto, per riprodurre Simone e le sue canzoni. Le figlie Bianca e Alice, 9 e 6 anni, lo aiutano nei cori. Ma in realtà il coro è collettivo, partecipano tanti paesani, in un abbraccio, fatto di note, alle persone che si sentono più sole.

Simone, com’è nata questa idea?

«La scorsa settimana un amico mi ha scritto su Whatsapp e mi ha detto: domani alle sei i musicisti di tutta Italia suoneranno dal balcone delle loro case. Mi è sembrata una cosa bella e ho deciso di partecipare».

Poi cosa è successo?

«Il giorno dopo era brutto tempo e ho suonato a casa aprendo la velux. Ho pubblicato il video online e a sorpresa la gente ha iniziato a scrivermi. Daniele Donati de ilMulo.it mi ha chiesto di trasmettere in diretta sulla loro pagina. Nel giro di poco la cosa è andata oltre le mie aspettative, grazie a tutti quelli che si sono uniti a noi. Per me è una cosa nata in modo spontaneo, senza nessun interesse dietro. E continueremo a farlo solo se alla gente continuerà a piacere».

Che differenza c’è fra questo flash mob e gli altri che stanno facendo in tutta Italia?

«Non li conosco tutti, ma c’è una cosa che credo sia unica: il fatto che tante persone diffondano la stessa diretta lungo le vie del paese. Ma non solo, abbiamo raggiunto le frazioni, maso Rover e Nave San Felice. E altri comuni, come Zambana. Anche se siamo divisi, riusciamo a restare uniti. È come se ci fosse una guerra in corso e abbiamo dovuto mettere la socialità da parte. E a Lavis ci siamo inventati una forma di resistenza».

Con il potere della musica...

«È incredibile anche il suono del silenzio di questi giorni, senza le auto, i treni e gli aerei. È una situazione surreale a cui non siamo più abituati. Cantando però ci sentiamo più vicini».

Qual è il tuo rapporto con la musica?

«È sempre stata parte di me. A 4 anni suonavo il tamburo quando passava la banda. I miei, con grandi sacrifici, mi hanno comprato un pianoforte e ho potuto studiare musica al Conservatorio. A un certo punto poteva diventare il mio lavoro, ma ho scelto che rimanesse una passione. Ma è certo che senza musica non vivo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano