Le diete alimentari dei nostri avi spiegate dall’antropologa

Mezzolombardo. E’ ormai quasi un luogo comune, con un suo sfondo realistico, sostenere che “siamo anche quello che mangiamo”. Detto fatto proprio anche dall’archeologia, ormai da qualche anno, da...



Mezzolombardo. E’ ormai quasi un luogo comune, con un suo sfondo realistico, sostenere che “siamo anche quello che mangiamo”. Detto fatto proprio anche dall’archeologia, ormai da qualche anno, da quando ha preso in considerazione i resti osteologici (cioè le ossa) di secoli fa ritrovati nei siti funerari. Indizio per intuire di ciò che si parlerà domani a Mezzolombardo, nel corso del secondo degli appuntamenti de “Gli incontri del giovedì” promossi dall’associazione Castelli del Trentino, alle ore 20,30 nella sala Spaur di piazza Erbe. Perché ospite (e relatrice) sarà la trentina Caterina Pangrazzi, ricercatrice e archeologa che di queste cose si è occupata. Visto che tre anni fa ha pubblicato, tra diverse altre ricerche, “Studio antropologico dei resti scheletrici di San Rocco a Ceneda (Vittorio Veneto)”. La scienziata ha inoltre collaborato con il Laboratorio di tecniche fotografiche avanzate dell’università di Trento che ha documentato per immagini i resti ossei delle sepolture trentine del periodo medioevale.

«La ricostruzione della paleo-dieta delle popolazioni del passato – riflette l’archeologa – rappresenta un tassello importante e imprescindibile per una ricostruzione sempre più accurata e precisa dei loro diversi stili di vita. Da questi studi si ottengono dati che, se utilizzati nelle varie discipline, concorrono alla ricostruzione non solo del regime alimentare di secoli fa ma anche degli usi funerari e della percezione della morte in una specifica cultura, nella relazione che lega il mondo dei vivi da quello dei morti». E prosegue: «I dati ottenuti dalla ricostruzione della dieta in un determinato periodo storico possono fornire spunti interessanti per comprendere in che modo era strutturata la vita quotidiana e i rapporti che legavano sussistenza e processi sociali a volte ampi e complessi».

Domani, in particolare, verrà riferito delle ricerche riguardanti il regime alimentare delle popolazioni trentine vissute in un arco di circa un millennio, tra l’età tardoantica (tra il III e il V secolo) e quella bassomedievale-moderna (convenzionalmente il periodo tra l’anno 1000 e la scoperta dell’America). «Queste analisi – prosegue Pangrazzi – hanno permesso di arricchire i dati riguardanti la dieta della popolazione trentina nel corso del tempo. Fino ad ora sono gli unici disponibili, per quanto riguarda questo territorio, che abbracciano un lasso di tempo così ampio. Inoltre, l’utilizzo di questo tipo di dati ha permesso di indagare in maniera innovativa, con conferme e smentite, il “ruolo chiave” generalmente assegnato a Trentino e Veneto in alcuni periodi storici, come crocevia di popoli, idee e tecnologie, oltreché crogiuolo di società e culture». Con quali risultati, spiegati ai non specialisti, lo si saprà meglio domani. Il prossimo incontro è in programma il 19 dicembre. Il giornalista Mauro Neri tratterà di cucina e cibo nelle leggende e nelle fiabe trentine. PA.PI.













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