La “Porteghi e spiazi” 2019 non è “eco” ma sostenibile 

La sagra di Lavis. L’attenzione all’ambiente (acqua, rifiuti, filiera corta) e la nuova disposizione degli stand delle associazioni sono due delle novità della festa che andrà in scena nel weekend


DANIELE ERLER


Lavis. Ermanno Villotti – presidente della Cassa rurale di Lavis, uno dei maggiori sponsor dei “Porteghi e spiazi” – guarda la pioggia che scende, durante uno dei temporali di questi giorni. «Speriamo che sfoghi tutto il maltempo ora, così nel weekend sarà bello», dice. Le previsioni del meteo non sono così favorevoli, almeno per venerdì e sabato. Ma a volte le previsioni sbagliano, soprattutto in estate. A Lavis ci sono centinaia di volontari che stanno facendo gli scongiuri.

Il palco sotto al municipio

La ventitreesima edizione dei “Porteghi e spiazi” è in programma da venerdì a domenica. È la festa più importante del paese e attira ogni anno migliaia di persone. La regia è in mano alla Pro loco, ma ci sono soprattutto otto associazioni che contribuiscono a trasformare il centro storico. Nei portici e nei piazzali che danno il nome alla festa, sono serviti menù tipici locali. Quest’anno per la prima volta si cercherà di creare un maggiore movimento anche nel pieno centro storico: «Non abbiamo concesso alle associazioni di uscire con gli stand su via Matteotti, ma abbiamo predisposto due zone con tavole e panche, una verso l’entrata del municipio e l’altra verso piazza Grazioli», spiega Paolo Scaramuzza, presidente della Pro loco. Il palco sarà più piccolo e sarà spostato sotto al municipio: «L’idea è di creare in questo modo un punto attrattivo in mezzo alla via».

Il giardino dello stupore

Non è l’unica novità di quest’anno. La domenica ci sarà la “Porteghi run”, un’inedita gara di corsa. L’associazione Montessori della val di Non e della Rotaliana creerà un “giardino dello stupore”, con attività per i bambini: compreso un percorso sensoriale. Per il momento si è invece rinunciato al tentativo di ottenere il marchio provinciale di Ecofesta. Per riuscirci, le associazioni sarebbero costrette a rispettare un rigido disciplinare, con una serie di comportamenti fin troppo dettagliati. L’anno scorso avevamo raccontato come un’ispezione a sorpresa della Provincia aveva evidenziato il mancato rispetto dei requisiti per il marchio, almeno in un portico: «Quest’anno abbiamo preferito lasciare più libertà alle associazioni, anche perché conosciamo la loro sensibilità – spiega Scaramuzza –. In materia ambientale abbiamo però fissato quattro vincoli: l’acqua del rubinetto se presente deve essere indicata sul menù, altrimenti va segnalata la fontana più vicina. Va fatta la raccolta differenziata. Nel menù devono essere indicati i prodotti vegetariani e almeno tre prodotti devono provenire dalla filiera trentina».















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