Il libraio “on the road” non vede l’ora di riaprire 

Ambulante sui generis. Arturo Osti non lavora da più di due mesi, ma ora, superata la fase difficile dell’epidemia, vorrebbe tornare a vendere libri e dischi nel suo negozio senza pareti


Marco Weber


Mezzolombardo. Arturo Osti è un libraio, ma è un librario un po' particolare. Il suo negozio è un “negozio senza pareti”, come lo chiama lui, ovvero un negozio “on the road” (sulla strada). Lui i suoi libri, nuovi e usati, e i suoi dischi in vinile, usati, li vende a cielo aperto, in un banchetto solitamente posizionato in via Verdi a Trento, vicino all'università e a quattro passi dal Duomo.

Un’assurdità

In questi mesi “L'Isola di Arturo”, questo il nome del negozio senza pareti di Osti, è rimasta chiusa e lo è tuttora, nonostante le librerie da qualche giorno siano aperte. Lui infatti rientra nella categoria degli ambulanti e ad oggi solo gli ambulanti di generi alimentari hanno ottenuto il permesso dalla Provincia di tornare a lavorare. E questo ad Arturo Osti non va proprio giù. «Perché mai le librerie possono far entrare i loro clienti in negozio – afferma risentito – mentre io che i clienti li vedrei all'aperto non posso lavorare? Non è un'assurdità questa?».

Vendite in sicurezza

Osti si dichiara pronto ad accogliere e servire i clienti in sicurezza, facendo rispettare le distanze tra le persone e mettendo a disposizione guanti e soluzione alcolica per pulirsi le mani. «Ho perso giorni preziosi di lavoro, anche se non sono stato con le mani in mano – specifica - perché ho approfittato per mettere ordine nel mio magazzino qui a Mezzolombardo. Ho fatto qualche vendita sul web, ma poca roba. Non è quello il mio modo per vendere, ho bisogno del mio negozio senza pareti. Quando l'emergenza era alta mi sono adeguato, ma adesso chiedo che mi lascino lavorare».

Essendo un lavoro che in giorni di pioggia non può essere svolto, ogni giornata di bel tempo persa ha un valore quasi doppio per Osti. «Ha fatto quasi sempre bel tempo in questo periodo di chiusura forzata – sottolinea Osti – a parte un paio di giorni che ha piovuto, quindi credo si possa capire quanto mi pesava non poter lavorare. Non so quanto pioverà da adesso in poi, ma questo fa parte del rischio lavorativo. Che mi lascino lavorare però. Possibilmente dove c'è passaggio di gente».

In via Verdi meglio di no

E qui entra in ballo un altro problema che il Covid 19 e le limitazioni ad esso dovute hanno accentuato. L'ubicazione solita, quella di via Verdi, è infatti ottima quando l'università è operativa: c'è passaggio di gente e quindi di potenziali clienti. Quando l'università è chiusa, però, il passaggio diminuisce di molto e il lavoro ne risente moltissimo.

Anche fosse stato aperto, quindi, il negozio senza pareti di Osti avrebbe lavorato probabilmente poco tenendo conto che l'università era chiusa. Ed è probabile che anche da adesso in poi, per un periodo che non è possibile quantificare, l'università sarà operativa via web con nessuna o solo qualche lezione in sede. «Perché non mi concedono di posizionare in certi periodi dell'anno il mio negozio senza pareti anche in altre zone della città – si sfoga il titolare de “L'Isola di Arturo” - ovviamente dove c'è passaggio e dove posso guadagnarmi onestamente da vivere?» Anche questa è una richiesta che Osti sta facendo da tempo ai competenti uffici comunali, ma ad oggi senza risultato.

In piazza d’Arogno

Provvisoriamente gli è stato concesso di stare i piazza d'Arogno, sempre in prossimità del Duomo. Ma è una soluzione certamente non ottimale. «Quello che chiedo – conclude – è di trovare una soluzione che mi permetta di lavorare e guadagnare tutti i mesi dell'anno. In un posto dove c'è passaggio di gente. Chiedo di parlare con chi di competenza e trovare assieme una soluzione, non credo di chiedere troppo».

 













Scuola & Ricerca

In primo piano