Giovo onora la memoria della “Comare Bragona” 

La storica ostetrica. Nel corso di quarant’anni, Maria Pellegrini ha fatto nascere centinaia di bambini: ora a Verla le è stato intitolato l’ambulatorio pediatrico accanto al municipio


DANIELE ERLER


Giovo. Ci sono persone che incarnano la storia di una comunità, soprattutto nei piccoli paesi nelle valli. Anche se ormai non ci sono più da tempo, hanno lasciato un ricordo indelebile. È il caso a Giovo di Maria Pellegrini (1889-1962) che per quarant’anni – dal 1915 al 1955 – ha lavorato come ostetrica, facendo nascere centinaia di bambini. Domenica scorsa a Verla, alla presenza dell’assessore provinciale Stefania Segnana, le è stato intitolato l’ambulatorio pediatrico, accanto al municipio. A ricordo di un tempo passato, quando le guerre e la povertà non riuscivano comunque a interrompere il miracolo della vita. «Una comunità non è fatta dalle mura, ma dalle persone che la compongono. È giusto ricordare quelle che ci hanno dato tanto», dice il sindaco Vittorio Stonfer, prima di scoprire la targa che d’ora in avanti ricorderà a tutti, generazione dopo generazione, la storia di Maria Pellegrini. Intorno ci sono uomini e donne, dai capelli già grigi, che si ripetono: «Mi ha fatto nascere lei».

Donne di comunità

I parenti raccontano che a Verla c’era anche un’altra ostetrica, fino al 1936: Gioconda Sartori, sposata Callegari. Poi, più di recente, in molti ricordano Sandra Gottardi che ha fatto nascere i bambini dal 1955 al 1983. Sono tutte donne e tutte caratterizzate dalla stessa umiltà. Ai tempi si nasceva in casa e le ostetriche si avventuravano a piedi, anche di notte o sotto la neve, per assistere genitori e nascituri. Arrivavano ovunque, anche nei masi, nelle frazioni più isolate di Giovo. Facevano pure da infermiere e talvolta davano dei piccoli consigli medici. «Se avesse voluto, mia nonna sarebbe diventata ricca. Ma non ha mai fatto niente per interesse: è rimasta una poveretta, come altre donne che si mettevano a servizio degli altri – ricorda il nipote, don Claudio Pellegrini –. È stata però una grande maestra di vita: rispettava sempre l’intimità degli sposi e il loro amore libero». Per questo, in un certo senso è stata molto moderna.

La “comare Bragona”

Maria Pellegrini in Sebastiani era conosciuta a Giovo come “comare Bragona”. Nacque a Palù di Giovo il 3 agosto 1889. Già nel 1908 sposò Luigi Sebastiani ed ebbe cinque figli. Quando era incinta dell’ultima, nel 1915, rimase vedova. Le autorità comunali le offrirono l’opportunità di frequentare un corso da ostetrica a Innsbruck. Come si legge ora all’interno dell’ambulatorio, «a quell’epoca era normale per una donna avere anche 12 o 15 figli, per cui il lavoro non mancava mai. Si arrivava anche a tre parti nella stessa giornata. Maria si spostava sempre a piedi, solo in casi eccezionali si faceva portare con la carretta trainata dal bue». «L’ostetrica era dalla parte delle donne e le proteggeva, costringendole a stare a letto per una settimana dopo il parto, affinché potessero riposare. Altrimenti avrebbero dovuto riprendere immediatamente i lavori pesanti. L’ostetrica non assisteva solo alla nascita, ma seguiva le donne prima, durante e dopo il parto. Non aveva orari. Visitava le sue pazienti anche senza essere chiamata. Viveva il suo lavoro come una missione».

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano