Asfissiata dalle imposte Dea Flavor licenzia ancora 

Lavis, l’azienda produttrice di liquidi per le sigarette elettroniche ha avviato  la mobilità per altri 9 dipendenti. Nel giro di un anno l’organico si è dimezzato


di Daniele Erler


LAVIS. Una battaglia fra lobby che si combatte a Roma, ma che ha i suoi effetti diretti a Lavis, dove la Dea Flavor produce liquidi per le sigarette elettroniche. Dopo aver licenziato cinque persone a inizio anno, l’azienda nei giorni scorsi ha avviato una nuova procedura di mobilità per altri nove lavoratori. Tanto che lunedì gli operai riuniti in assemblea hanno dato un preciso incarico ai sindacati: sentire i rappresentanti locali di Lega e Cinque Stelle per chiedere un intervento del governo. Il rischio concreto, altrimenti, è che ci possano essere altri licenziamenti: senza contare i contratti a tempo determinato che già non sono stati rinnovati. In un’azienda che l’anno scorso aveva circa 40 lavoratori (e una sessantina di agenti in tutta Italia) e che ora dà lavoro a Lavis solo a 22 persone, con la produzione e il fatturato crollati del 60%.

Per capire la questione bisogna fare un passo indietro e tornare a inizio anno, quando è entrato in vigore un nuovo regime fiscale per le sigarette elettroniche. I liquidi utilizzati per svapare sono diventati “generi di monopolio”, come il tabacco e i superalcolici. L’effetto diretto è l’applicazione di nuove imposte: è stata introdotta una tassa di 0,37 euro per ogni millilitro di liquido di ricarica, con o senza nicotina. Significa che per i flaconi da 10 millilitri il costo è aumentato di quasi cinque euro, considerando anche l’Iva. Il prezzo per il consumatore è quasi raddoppiato e sfiora ora i dieci euro. E parliamo di flaconi che in genere durano pochi giorni.

Una mazzata che ha fatto scoppiare, come una bolla, un settore che fino a qualche attimo prima prosperava, anche per la mancanza di regole tanto rigide. La domanda è crollata e così anche la produzione, il fatturato e la liquidità.

«Il problema – spiega Walter Largher, segretario locale della Uiltucs – è che dietro a tutto ci sono interessi enormi, perché le sigarette elettroniche avevano portato via fatturato alle grandi aziende del tabacco. E sono realtà che sanno come muoversi e sanno fare pressione sul Parlamento. A noi non interessa dare un giudizio morale sul fumo: però qui c’è una battaglia delle lobby, le cui conseguenze le stanno pagando i lavoratori». Perché sulla Dea Flavor di Lavis ora pende una mannaia: decine di migliaia di euro da inserire a bilancio. Sono gli arretrati delle accise, finora bloccati dalle sospensive decise dal Tar. E infine rimessi in gioco da un’ultima sentenza del Consiglio di Stato.

L’unica speranza, per far risorgere un mercato in agonia, è un intervento del governo. Lega e Movimento Cinque Stelle hanno sancito la loro alleanza con un contratto: al punto 11 c’è scritto esplicitamente che si provvederà «alla correzione dell’extra tassazione sulle sigarette elettroniche». Ma finora non è stato fatto nulla, se non un tentativo – poi stralciato – con il cosiddetto “decreto dignità”.

Per questo, su mandato dei lavoratori, Largher ha scritto una lettera per chiedere un incontro con Mirko Bisesti e Filippo Degasperi, referenti locali di Lega e Cinque Stelle, i partiti di governo.

La Dea Flavor era un’azienda fra le più importanti in Italia. Ora rischia di chiudere. La battaglia delle lobby sta mandando tutto in fumo e i primi a farne le spese sono i lavoratori.

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