a ottomila metri

L’avventura a lieto fine di Corona: scendeva dall’Annapurna senza ossigeno, i contatti persi per ore

L’alpinista trentino avvistato sotto al Campo 4 dall’elicottero: «Sto bene, scendo da solo» (foto profilo Fb / Ansa)


di Thierry Pronesti


KATHMANDU. "O la va o la spacca". L'ansia vissuta per la sorte di Giampaolo Corona è tutta nel messaggio che aveva lasciato sui social prima dell'attacco alla vetta. Arrivato in cima all'Annapurna senza ossigeno né portatori, per 24 lunghe ore l'alpinista trentino ha perso i contatti con il resto del mondo. In discesa il passo si era fatto più lento e dal campo base nessuno riceveva più sue notizie. Così sono scattate le ricerche in elicottero: individuato dai soccorritori, ha spiegato via radio di stare bene e di poter continuare da solo.

"Del resto, dopo quattro giorni - scriveva mercoledì Corona dal campo a 7.000 metri - che sei sempre con 15 kg sulla schiena, sempre su e giù e a spalar neve… non vediamo l'ora". Così il giorno dopo i dieci membri della spedizione sono partiti per l'assalto agli 8.091 metri del massiccio himalayano. Alle 11.10 i primi arrivi: davanti la squadra Sherpa di fissaggio delle corde, poi gli scalatori con bombole e portatori e, in fondo, Corona insieme ad altri due puristi dello stile alpino, l'austriaco Hans Wenzl e lo svedese Tim Bogdanov.

Alla sera tutti erano rientrati, tranne il 49enne della Valle di Primiero. Venerdì mattina sono scattate le operazioni per trovarlo. "Lo stanno cercando molto in alto, sembra non sia rientrato a campo 4, che è l'ultimo campo", spiegava in quelle ore di venerdì il noto alpinista bergamasco Simone Moro. "L'hanno visto a 7.700 metri molto stanco e queste - aggiungeva - sono le uniche notizie che si hanno per ora".

Moro, che è anche pilota di elicottero specializzato nel soccorso sulle montagne del Nepal, si trovava nella valle dell'Everest quando è stato contattato per partecipare alle ricerche. "Nelle operazioni - sottolinea - è stato però coinvolto un altro elicottero che era già a Kathmandu, dove anche io adesso sono tornato".

Giampaolo Corona è istruttore di soccorso alpino, per cinque anni ha vissuto a Courmayeur dove ha conseguito il brevetto di guida e vanta diversi ottomila scalati in stile alpino. "E' un alpinista esperto e, come me, è anche una guida alpina, quindi è anche una figura professionale titolata e certificata, uno che sa il fatto suo", ricorda Moro. "Ormai - spiega - siamo rimasti in pochi a non usare l'ossigeno supplementare, perché adesso qui è il pool delle spedizioni commerciali. Il livello di stanchezza tra una persona che usa l'ossigeno per scalare e uno che non lo usa è decisamente più marcato. La salita che lui ha fatto non può essere confrontata con quella degli altri perché lui è salito usando solo i suoi polmoni, invece gli altri hanno usato ossigeno e quindi arrivano in cima molto meno stanchi, riuscendo a gestire meglio anche la discesa. Però ovviamente l'alpinismo 'puro' non prevede l'utilizzo di ossigeno, e non era la prima volta che Giampaolo non lo usava".

Alle 13 locali la notizia che il mondo dell'alpinismo aspettava. Corona viene visto scendere sotto al Campo 4, a quota 7.400 metri. "Sto bene - ha detto al pilota dell'elicottero - e per ora non ho bisogno di alcun supporto".













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