le testimonianze

L’angoscia degli ucraini in Trentino: “Faremo di tutto per aiutare chi difende la nostra terra”

Oggi si riunirà il direttivo per decidere come mobilitarsi. Stefania, Associazione Rasom: “A Kiev uffici chiusi e bancomat disattivati. Servono coperte e medicinali”


Daniele Peretti


TRENTO. Lacrime. Voci strozzate dall’emozione ma anche la paura di parlare perché “non si sa mai che qualcuno ascolti”, batterie scariche dei cellulari perché da questa notte è tutto un susseguirsi di telefonate, di scambi di notizie dopo l’attacco sferrato da Vladimir Putin contro Kiev.

Adesso per i cittadini ucraini in Trentino, circa 2500 persone (oltre 4300 in regione), il tempo dell’attesa e dell’incertezza di un possibile attacco russo è finito: “ Dobbiamo passare all’azione”, ci dice Stefania presidentessa dell'associazione Rasom, nata nel 2004 con lo scopo principale di diffondere la cultura ucraina in Trentino e di offrire aiuto alle persone immigrate nel loro percorso di integrazione nella società trentina.

“In Patria – prosegue - i nostri connazionali stanno difendendo col sangue una terra che è solamente nostra. Da lontano dobbiamo fare tutto quello che è possibile fare per supportarli: le frontiere non sono ancora chiuse ed in Ucraina ci si può arrivare”.

“Oggi pomeriggio (24 febbraio, ndr) avremo una riunione straordinaria del nostro direttivo proprio per decidere cosa fare. Di certo servono medicinali, coperte, ma anche anche alimentari”.

Ha notizie recenti? “La provincia di Kiev è assediata, ma sta resistendo. Questo è un buon segno che conferma come la resistenza della nostra gente sia valida. Sono soli perché la Nato non è ancora intervenuta. Tutti gli uffici sono chiusi, i bancomat in gran parte disattivati, i negozi d' alimentari come i distributori di benzina hanno la coda perché la gente vuole fare scorta ed avere la possibilità di muoversi velocemente”.

Chi ha parlato con i parenti e amici riferisce che tutto è bloccato dalla paura: paura della guerra, ma anche che le telefonate possano essere intercettate e causare ritorsioni. La situazione è caotica, anche perché internet è stato disattivato e le linee telefoniche funzionano con difficoltà.













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