l'incidente

Inferno in fabbrica a Bolzano, tutti stranieri i sei feriti: cinque sono gravi

L’esplosione all'Aluminium durante la fase di colatura dell’alluminio fuso: gli operai – tre senegalesi, due albanesi e un tunisino - sono stati investiti dalle fiamme, in quattro hanno gravi ustioni. Inchiesta per stabilire le cause (foto DLife)


Paolo Tagliente


BOLZANO. L'inferno è durato pochi istanti. Il tempo di un'esplosione inattesa e devastante che, una ventina di minuti dopo la mezzanotte, ha investito e straziato sei operai dell'Aluminium Bozen, all'interno dello stabilimento di via Toni Ebner, nella Zona Industriale di Bolzano. Tutto è accaduto all'improvviso, durante la fase di colatura e raffreddamento di alluminio fuso in uno stampo: la deflagrazione è stata potentissima, tanto da squarciare letteralmente il capannone sul lato verso via Brida e da far saltare l'elettricità in una vasta area attorno allo stabilimento.

A lanciare l'allarme e a chiedere aiuto è stato quello tra loro che in quel momento ha avuto la fortuna di trovarsi più lontano dall'epicentro della deflagrazione e, per questo, ha subito lesioni meno gravi. I soccorsi sono stati immediati e la scena che si è presentata ai vigili del fuoco permanenti di Bolzano - con i volontari di Bolzano Centro e Oltrisarco -. che in breve tempo hanno domato le fiamme, e ai sanitari della Croce Bianca e della Croce Rossa è stata apocalittica.

Nella distruzione totale, a una temperatura che era ancora altissima, quattro dei sei operai giacevano a terra, privi di sensi: investiti in pieno dalle fiamme, presentavano tutti ustioni gravissime al volto e su gran parte del corpo. Le condizioni degli altri due lavoratori, invece, che pur erano feriti e sotto choc, sono parse meno serie. La macchina dell'emergenza s'è attivata immediatamente e, nel giro di pochi minuti, dopo essere stati stabilizzati, cinque degli operai erano già su elicotteri che li hanno trasferiti nei centri grandi ustionati di Verona, Padova, Milano, Bolzano e Murnau am Staffelsee, in Baviera.

Loro sono Mboup Mor-diarra (senegalese di 44 anni), il tunisino Oussama Benyahaia, Djette Aboubacar (senegalese di 25 anni), Diallo Bocar, senegalese, e Hyseni Sokol, albanese di 34 anni. Il più grave e Artan Vila, albanese di 48 anni che sta lottando tra la vita e la morte a Milano. Ha riportato gravissime ustioni al volto e su gran parte del corpo. Sono stati sottoposti a trattamenti d'avanguardia e le prossime ore saranno determinanti: nella migliore delle ipotesi, li attende un lungo e dolorosissimo percorso necessario alla ricostruzione dell'epidermide e del derma distrutti.

Le cause

Tra le prime ipotesi c'è quella di un accidentale versamento d'acqua sul metallo incandescente e allo stato liquido. Saranno comunque gli accertamenti tecnici che verranno disposti dalla procura, e che saranno svolti in contraddittorio, dopo la nomina di esperti, a fare piena chiarezza. Gli inquirenti potranno contare su elementi determinanti forniti dalle immagini raccolte dalle telecamere nel reparto, posto subito sotto sequestro. Per questo, il procuratore facente funzioni Axel Bisignano ha chiarito, con un comunicato stampa, che «allo stato attuale non vi sono ancora degli indagati, dovendo gli organi accertatori ricostruire le posizioni di garanzia all'interno dello stabilimento sulla base della documentazione aziendale che è stata acquisita ad esito dei primi interventi».

 













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