sanità

Il Trentino rischia il rosso: ecco quali parametri ci condannano e quelli che ci salvano

Il dato più grave riguarda il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva, meglio la saturazione dei posti letto in area medica. Il monitoraggio della Fondazione Gimbe e la mappa del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie danno poche speranze, l’Rt un po' di più

IL GOVERNATORE: Fugatti si prepara alle chiusure

LA SITUAZIONE: i dati della pandemia in Trentino


Gianluca Marcolini


TRENTO. Il Trentino ha rischiato di colorarsi di rosso diverse volte, nelle settimane passate, sempre per colpa di un dato, fra tutti, particolarmente negativo, quello riferito al grado di occupazione dei posti letto in terapia intensiva dedicata ai pazienti Covid. Finora è riuscito a scampare alle misure più restrittive anche grazie a una situazione generale non così deteriorata e in virtù di ulteriori parametri (in primis l’Rt, sempre “indulgente” con il Trentino) assai meno negativi, soprattutto rispetto alle altre regioni. Oggi la situazione è ben diversa e il rischio di un innalzamento delle restrizioni è alto. Mai come stavolta, infatti, il rosso è una prospettiva concreta, con tutte le conseguenze del caso, chiusura delle scuole innanzitutto.

La situazione che emerge dal monitoraggio condotto dalla Fondazione Gimbe è davvero preoccupante. Il dato più grave riguarda ancora il grado di occupazione dei posti letto della terapia intensiva, che proietta la provincia di Trento terza fra le regioni con la saturazione maggiore: il Molise è primo con il 67%, seconda l’Umbria con il 57%, Trento segue con il 54%. Per fare un raffronto, Bolzano ha un dato assai meno allarmante (39%).

Secondo il monitoraggio della Gimbe, le situazioni particolarmente critiche sono anche quelle di Marche, Lombardia e Abruzzo. «Sul fronte ospedaliero – spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari – l’occupazione dei posti letto da parte di pazienti Covid supera in 7 regioni la soglia del 40% in area medica, con una media nazionale che si attesta al 35%; anche le terapie intensive, la cui occupazione a livello nazionale oltrepassa la soglia di allerta attestandosi al 31%, risultano sotto pressione in ben 11 regioni». A preoccupare scienziati e operatori sanitari ci si mette anche il trend, in continua crescita, dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva: in Italia, in sole 3 settimane, la media mobile a 7 giorni è aumentata del 66%, passando da 134 a 223.

I destini del Trentino, almeno per ciò che ci riguarderà nell’immediatezza, soprattutto sulla possibilità di muoverci più o meno liberamente, si conosceranno ufficialmente nella giornata di venerdì 12 marzo. Come spiega a www.giornaletrentino.it il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, molto dipenderà dalle valutazioni che farà il governo, ossia se nella scelta del colore (e delle restrizioni) da affibbiarci a contare saranno più i parametri negativi (il numero di contagi per abitanti, che ci vede da settimane costantemente sopra la soglia critica dei 250 per 100mila, e il tasso di saturazione delle terapie intensive) o quelli meno allarmanti, come l’Rt. Se dipendesse dal Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie il nostro destino sarebbe già bello e segnato, visto che l’Ecdc ci inserisce, assieme a Bolzano, fra le aree colorate in rosso scuro nella mappa europea fresca di aggiornamento. Le altre regioni italiane a rischio, secondo la mappa, sono Campania, Marche, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna. Nel resto d'Europa la situazione migliora nella Penisola iberica, in Irlanda e Danimarca ma peggiora in Ungheria e nel nord della Polonia.

Tabella alla mano, dunque, gli indicatori che condannano Trento alla zona rossa sono quelli che indicano il numero di contagi su 100mila abitanti e i posti letto occupati in terapia intensiva, mentre ci salva la percentuale di occupazione dei posti letto in area medica. Se sarà zona rossa, vale la pena ricordarlo, non si potrà uscire di casa se non per ragioni di urgenza (lavoro o salute) e naturalmente per fare la spesa ma solo nei negozi di vicinato e chiuderanno tutte le scuole.

Il governo, sempre nella giornata di venerdì 12 marzo, ci farà sapere anche come passeremo le prossime festività pasquali (scordiamoci i pranzi al ristorante e le gite fuori porta).

Ma per il Trentino non sono tutte notizie. La Fondazione Gimbe (istituzione che si occupa di ricerca in ambito sanitario) premia il lavoro svolto nell’opera di vaccinazione dei trentini. La Provincia di Trento è sesta in Italia come percentuale (3,45%) di popolazione che ha completato il ciclo vaccinale (prima la Val d’Aosta con 4,46%, Bolzano seconda con 4.35%) ma è seconda per quanto concerne le vaccinazioni degli over 80: il 19.9% ha ultimato il ciclo (oltre il 45% ha ricevuto la prima vaccinazione) mentre Bolzano è prima con il 26,7%.

La Fondazione Gimbi, su questo aspetto, rivela una criticità a livello nazionale: “Se da un lato il numero di somministrazioni sta progressivamente aumentando, con l’80,2% delle dosi consegnate somministrate alla popolazione, persistono notevoli differenze tra i diversi tipi di vaccino: se per Pfizer, infatti, sono state iniettate oltre il 90% delle dosi disponibili, questa percentuale scende per i vaccini AstraZeneca (52,2%) e Moderna (44,2%).













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