il caso

Il padre di Andrea Papi: «La vita di JJ4 non ci restituirà nostro figlio»

Carlo Papi: «Comodo uscirne uccidendo animale Chi ha gestito la reintroduzione si prenda la responsabilità»



TRENTO. «La vita dell'orsa JJ4 non ci restituirà nostro figlio. Troppo comodo cercare di chiudere questa tragedia eliminando un animale, a cui non può essere imputata la volontà di uccidere. Non ci interessano i trofei della politica: noi pretendiamo che ad Andrea venga restituita dignità e riconosciuta giustizia". E' quanto afferma a Repubblica Carlo, il padre di Andrea Papi, il runner di 26 anni ucciso dall'orsa nei boschi di Caldes.

«Qualcuno deve avere il coraggio di assumersi la responsabilità della morte di Andrea - afferma - a costo di fare un passo indietro rispetto al ruolo pubblico che ricopre. Quella di nostro figlio non è stata una morte naturale. Nessuno si è ancora fatto vivo per chiederci scusa, per spiegarci le cause che hanno contribuito a creare le condizioni di questa tragedia. Confidiamo nella Procura di Trento e nei nostri avvocati: il governo attuale della Provincia, come quelli che l'hanno preceduto, hanno il dovere di chiarire, assieme allo Stato, se è stato fatto il possibile per garantire la sicurezza».

«La morte di Andrea si poteva evitare - sostiene ancora - Le istituzioni non hanno fatto niente per spiegare alla gente come comportarsi con un numero così alto di orsi. Hanno lasciato tutti ignoranti e tranquilli. Nessuno ha chiesto alla gente se condivideva la reintroduzione degli orsi, nessuno ha fatto il necessario per renderla compatibile con la nostra e la loro vita. Pretendiamo un'assunzione morale di responsabilità da parte di chi per quasi un quarto di secolo ha gestito gli orsi in Trentino, spingendo tutti nel disastro a cui assistiamo». 













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