Ultime ore per ammirare le opere di Matteo Lencioni

Madonna di campiglio. Da qualche tempo Madonna di Campiglio ha scoperto i propri artisti locali, i quali grazie a mostre e kermesse sempre più frequenti, arricchiscono un’offerta che non si declina...


Elena Baiguera Beltrami


Madonna di campiglio. Da qualche tempo Madonna di Campiglio ha scoperto i propri artisti locali, i quali grazie a mostre e kermesse sempre più frequenti, arricchiscono un’offerta che non si declina più soltanto con la pratica degli sport invernali. Matteo Lencioni, 46 anni, fa parte di quella piccola schiera di artisti che la località cerca di valorizzare con iniziative mirate. Architetto, maestro di sci e di surf d’estate, Matteo dal Veronese è arrivato a Campiglio piccolissimo con la famiglia, al seguito del papà, chef in diversi hotel del paese. «Un bambino con notevoli doti artistiche» ripetevano le maestre di Campiglio fin dalla scuola materna. Dopo il liceo artistico e la laurea in architettura a Milano, Lencioni si trasferisce a Barcellona per lavoro, ma senza mai abbandonare tela e pennelli.

Nel 2012 torna al paese natio a causa della malattia della mamma e supera l’esame da maestro di sci. Le montagne e i paesaggi innevati continuano a suggestionarlo e così la produzione è incessante, insieme alla partecipazione a mostre personali e collettive. I soggetti primari della sua produzione artistica sono i paesaggi dolomitici, con la tecnica dell’acrilico su tela, grazie alla quale Matteo riesce a catturare scorci innevati inediti, cieli imbronciati e veloci ciuffi di nuvole tra le vette, che solo un occhio allenato riesce a immortalare.

La sua fortunata partecipazione a SuisseArt, iniziativa con la quale la Cantina del Suisse di Madonna di Campiglio apre le porte agli artisti locali, termina questa sera, a seguire esporrà Andrea Romanello, ma la vena artistica di Matteo non si esaurirà certo con questa ennesima esposizione. Lontano dalle sue montagne e tornato sulle spiagge di Barcellona appena terminata la stagione invernale, Matteo tornerà a spaziare con lo sguardo, annegando in quell’astrattismo che gli orizzonti sconfinati e il ritmo lento della risacca sanno magistralmente evocare.













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