Parco Adamello Brenta: una corsa contro il tempo 

I tecnici impegnati a riparare i danni di acqua e vento prima che il meteo peggiori Appello ai Comuni, ai pompieri e alla Sat per un monitoraggio della situazione



SPIAZZO. Dopo gli straordinari eventi meteorologici verificatisi nella serata del 29 ottobre, il Parco Naturale Adamello Brenta sta effettuando una ricognizione dei danni subiti al patrimonio boschivo e infrastrutturale dell’area protetta. La situazione non è ancora sotto controllo nella sua totalità anche perché alcune strade di accesso alle valli sono state per giorni impraticabili a qualunque mezzo e sono state chiuse con ordinanze sindacali. Il direttore Cristiano Trotter ha incaricato gli operai forestali e gli assistenti ambientali di perlustrare, anche a piedi, i settori dell’area protetta e di rendicontare circa i danni ma, viste le difficoltà di accesso e la vastità dell’area parco (620 kmq e migliaia di chilometri di sentieri), prima di giungere ad un quadro accurato ci vorranno giorni. “E’ importante conoscere fin da ora la situazione per poter intervenire finché il tempo ce lo permette - spiega Massimo Corradi, responsabile dell’Ufficio tecnico ambientale del Parco – le situazioni trascurate potrebbero, infatti, peggiorare ulteriormente a causa degli eventi meteorologici primaverili. Le piante lasciate nei torrenti, per esempio, potrebbero creare un effetto diga e provocare altre piene pericolose. Inoltre, vanno programmati fin da ora i lavori di sistemazione per la prossima stagione e le opere straordinarie per le quali attivare la somma urgenza”. Dalle prime osservazioni, si può affermare che i danni riscontrati siano stati causati prevalentemente dal vento in area Adamello e dall’acqua in area dolomitica. Il vento, che anche le mappe di Meteotrentino hanno evidenziato sui ghiacciai dell’Adamello, molto probabilmente si è incanalato a forte velocità nelle valli, provocando numerosi schianti di abeti anche in ampie porzioni in Val di Genova, in Val Nambrone, in Val di Borzago, in Val di San Valentino, e, in forma minore, in Val di Fumo. Quest’ultima è accessibile mentre le altre valli sono per ora chiuse. Più precisamente, le strade per la Val Nambrone, la Val di San Valentino, la Val di Borzago sono state liberate dai tronchi ma, a causa di qualche colata e radici sradicate con massi pericolanti, sono ancora chiuse e monitorate, lo sgombero in Val Genova è iniziato e sarà completato lunedì anche se permarrà l’ordinanza di chiusura per ragioni di sicurezza. Per ora si ha notizia di danni seri ad alcune passerelle sul Sentiero delle Cascate in Val Genova, tra l’altro rifatte da poco, alla casetta che ospita i servizi igienici in zona Ponte Verde e ad una presa dell’acqua sempre in zona Ponte Verde. Le piogge torrenziali hanno provocato erosioni agli argini dei torrenti e grosse colate detritiche come quelle registrate in Val di Tovel, soprattutto in località Capriolo e lungo la strada per Malga Tuena, talmente danneggiata che addirittura si dovrà ridefinire un nuovo tracciato, oppure in Val Meledrio, dove la strada forestale ha ceduto in alcuni punti sotto la piena del torrente Meledrio. Entrambe le valli sono al momento chiuse. Sembrano state, invece, solo sfiorate dal maltempo la Val d’Algone, Ritort, Val Brenta e Vallesinella (quest’ultima accessibile dalla Val Brenta per chiusura della strada principale) che risultano sicure e libere. Nel Brenta orientale il patrimonio boschivo ha subito perdite non trascurabili come spiega l’assessore alle foreste del Comune di Andalo e assessore del Parco, Alex Bottamedi: “Un’area molto grande a Molveno tra il Palon di Tovre e la Montanara è stata duramente colpita con una perdita di 7.000 mc di bosco, analogamente ad Andalo abbiamo perso 2.000 mc nella zona tra il Pian dei Sarnacli e il Vallon del Piz Galin. A Spormaggiore ci sono stati schianti di 4.000 mc anche in zona Selvapiana e in località Brenzati, sotto la Malga Spora. Le strade di accesso all’area protetta in Val delle Seghe e a Salvapiana sono comunque già state liberate e aperte mentre rimane interrotta qualche strada forestale secondaria.”. Il presidente del Parco Joseph Masè ha inviato una lettera ai 30 comuni del Parco, ai corpi dei vigili del fuoco volontari, alle stazioni forestali, alla SAT e agli enti che hanno presidiato il territorio fin da subito per chiedere collaborazione nella segnalazione e monitoraggio di danni nell’area del parco.













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