«Il settore ricerca scientifica del Parco sarà un’eccellenza» 

Il Piano annuale dell’Adamello Brenta. Lunga lista di progetti approvati dalla giunta con un obiettivo ambizioso Grande attenzione alle attività legate a “Biomiti” che studia i cambiamenti globali delle comunità biologiche montane



Strembo. Il 2019 sarà un anno impegnativo per il Settore Ricerca scientifica ed Educazione ambientale del Parco Naturale Adamello Brenta. Nell’ultima seduta dalla giunta esecutiva, è stato, infatti, approvato il “Piano annuale della ricerca scientifica” che contiene una lunga lista di progetti.

Impulso alla ricerca

«Nei suoi trent’anni di vita – spiega il responsabile del Settore, Andrea Mustoni – il Parco ha dato un indiscutibile impulso alla ricerca scientifica, portando a conoscere meglio i propri ambienti naturali e il patrimonio ambientale della provincia. A partire dalle attività connesse al progetto di reintroduzione dell’orso bruno, la peculiarità del Parco è stata quella di realizzare le ricerche con il proprio personale e in collaborazione con istituti universitari e musei».

Obiettivo? Essere al top

«Il nostro obiettivo, ambizioso, ora è quello di riportare il Parco ad essere un’eccellenza anche nel settore della ricerca» chiarisce il presidente del Parco, Joseph Masè. «La Terra ci grida ogni giorno il proprio disagio e oggi, come mai in passato, c’è bisogno di un ente che faccia approfondimento, che studi il nostro patrimonio naturale, ne colga le fragilità e che trasmetta questa conoscenza alle nostre Comunità. E’ attraverso il sapere che si diffonde una consapevolezza dell’unicità del nostro patrimonio naturale e della necessità di curarlo, di rispettarlo, di preservarlo per noi stessi e per le future generazioni. Per questo motivo sono state destinate maggiori risorse alla ricerca, sono stati avviati progetti specifici e uniti i settori della ricerca scientifica e dell’educazione ambientale. Si è creata una bella squadra di “menti pensanti”, di persone altamente formate e capaci, che amano la Natura e la studiano».

Progetto Biomiti

«Con questi presupposti – prosegue Mustoni – nel 2019 il Parco incentrerà le proprie attività sul “Progetto Biomiti – Alla ricerca della vita sulle Dolomiti di Brenta”, un vasto progetto avviato lo scorso anno che si propone di tracciare una linea di indagine sulla quale si possano inserire ambiti di ricerca, volti a comprendere l’azione dei cambiamenti globali sulle comunità biotiche montane attraverso rilievi faunistici, vegetazionali e climatico/ambientali. Lo studio sarà condotto dal personale del settore, supervisionato dal gruppo di ricerca del professor Apollonio dell’Università di Sassari e realizzato in collaborazione con il MUSE e con altri Istituti di ricerca».

Aree raddoppiate

Le aree di studio di BioMiti nel 2019 verranno raddoppiate. Dalle cinque dell’anno scorso, collocate in fasce altitudinali differenti, si passerà a dieci, tra la Cima Grostè e l’alta Val di Tovel. In queste aree, verranno raccolti campioni di specie vegetali, di fauna invertebrata come insetti, farfalle e falene, e di fauna vertebrata. Per quest’ultima saranno collocate foto trappole e allestiti punti di ascolto degli uccelli. Si prevede anche la cattura “a vivo” di piccoli mammiferi, come le arvicole, la cui presenza è chiaro indice di cambiamenti climatici in atto. Verranno fatte analisi del suolo e verrà elaborata una carta geomorfologica.

Sensori per la temperatura

Grazie al posizionamento di sofisticati sensori, sarà possibile rilevare la temperatura e l’umidità nelle aree, da mettere in connessione con la presenza dei vari organismi viventi. I dati raccolti saranno quindi archiviati, analizzati e, infine, divulgati.

Gli incontri con l’orso

Oltre a BioMiti, nel 2019 verranno promosse molte altre linee di ricerca. Si aprirà una nuova fase del progetto “Incontri uomini-orso” che ha l’obiettivo di descrivere le reazioni degli orsi per poter informare meglio le persone sui comportamenti più corretti da adottare.

Proseguiranno le attività di monitoraggio faunistico mirato su 72 specie animali, individuate dal Piano faunistico del Parco nel 2006, valutando quindi lo stato di salute dell’ambiente.

I monitoraggi

Tra i monitoraggi faunistici vi saranno anche quello dello stambecco, animale reintrodotto dal Parco a partire dal 1995, e, in base all’accoglimento della richiesta di contributi del Piano di sviluppo rurale, sono in programma monitoraggi di aquila e francolino.

In appoggio al Servizio Foreste e fauna, è previsto il coinvolgimento in eventuali attività di censimento di ungulati e galliformi e nel monitoraggio genetico dell’orso attraverso 15 trappole per peli.

Infine, il Parco si metterà a disposizione di altri enti di ricerca come le Università, il Muse o la Fem, per sostenere le loro ricerche nell’area protetta, anche al fine di incrementare le sinergie e la conoscenza del territorio.

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