La Sat avvisa gli escursionisti: non avventuratevi nei boschi 

L’appello in Fiemme e Fassa. Il referente Domenico Sighel rinnova l’invito agli appassionati: «Fate attenzione alla segnaletica e ai divieti sui sentieri impraticabili. Non aggirate i blocchi»


Gilberto Bonani


Moena. Rimane ancora molto da fare sui sentieri della Valle di Fassa. Squadre comunali, della Magnifica Comunità, uomini appartenenti al SOVA (sostegno occupazione e valorizzazione ambientale) istituiti dalla Provincia, dal Consorzio dei Comuni BIM e qualche ente privato, da più di un mese operano sul territorio devastato dalla tempesta Vaia.

La situazione

«Moena e Soraga sono state le località maggiormente colpite tra Fiemme e Fassa» – spiega Domenico Sighel, referente per i sentieri della zona per la Sat (Società Alpinisti Tridentini). «La tempesta Vaia, a fine ottobre, aveva interrotto o cancellato nella bassa Valle di Fassa il 73% dei sentieri (25 su un totale di 34). A fine luglio il 33% dei sentieri gestiti dalla Sat sono ancora inagibili, il 25% sono parzialmente percorribili mentre la parte rimanente non presenta problemi. Se guardiamo al territorio dell’intera Valle di Fassa l’attuale percentuale dei sentieri, totalmente o solo in parte chiusi, è pari al 26%. Rinnovo l'invito agli escursionisti di informarsi prima di andare in montagna, di fare molta attenzione alla segnaletica e ai divieti posti sui sentieri impraticabili, di non avventurarsi su percorsi danneggiati dalla tempesta Vaia». Nonostante gli appelli c’è chi tenta di superare i blocchi costituiti dai tronchi aggirandoli (con il rischio di perdere il sentiero) o di forzare l’ostacolo (con la possibilità di rimanere bloccati o infortunarsi).

Aperti e chiusi

Alcuni sentieri sono stati riaperti e, successivamente chiusi, per la caduta ulteriore di alberi. «Per alcuni sentieri ci vorranno anni per la loro riapertura – spiega Sighel – perché oltre alla caduta della vegetazione le precipitazioni hanno provocato frane che richiedono interventi piuttosto impegnativi. Dichiarare aperto un sentiero è una decisione responsabile. Non basta che una squadra boschiva sia intervenuta tagliando le piante che intralciano il passaggio. Il sentiero non deve lambire ceppaie instabili o alberi in posizione pericolosa. Meglio ritardare l’apertura di un sentiero piuttosto che esporre l’escursionista a un grado maggiore di pericolo».

Rischi aumentati

Nonostante tutte le attenzioni i boschi delle zone del Trentino colpite maggiormente da Vaia vedono accresciuto il livello di rischio. «Importante – conclude Domenico Sighel – spiegare ai frequentatori della montagna che non esiste mai il rischio zero particolarmente dopo questi eventi calamitosi. I fenomeni estremi richiedono attenzione ed è da sfatare la pretesa, irrealizzabile e infondata, di mettere in sicurezza un territorio che sicuro al cento per cento non lo è mai stato e mai lo sarà».

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