La mega-cava sotto la Marmolada

114 mila metri quadrati di estensione, quattro volte di più di quella attuale. Autorizzazione fino a 200 mila metri cubi di materiali. Non solo ghiaia, anche inerti


Gigi Zoppello


CANAZEI. Era la sera dell’1 luglio scorso, quando a Canazei si ricordavano, in una serata, le vittime del crollo della Marmolada. E in tanti, dal presidente Fugatti al sindaco di Canazei, avevano avuto parole ispirate sulla «sacralità della montagna». Come ad esempio Paolo Grigolli, direttore dell’Azienda per il turismo della Val di Fassa, il quale aveva ha evidenziato come sia «necessario cambiare il modo di andare in montagna, nella ricerca di quel rispetto per l’ambiente che non vede più l’uomo come dominus della natura, ma elemento che ne fa parte, come scrive anche Papa Francesco nell’enciclica ‘Laudato sì’ (...). L’obiettivo dei prossimi anni è trovare equilibrio (...) riuscendo a vivere in armonia con l’ambiente che ci circonda». Peccato che qualche mese prima il Comune di Canazei, e l’Asuc, hanno dato il via libera ad un progetto di grande impatto ambientale: l’ampliamento della cava di inerti della ditta Sevis a Pian Trevisan.

Va detto che la zona è magnifica: rappresenta il primo tratto dell’Avisio, in un ambiente boschivo spettacolare, sotto il Gran Vernel. Ma è anche una zona da tempo deturpata dalle cave di ghiaia. Quella della Sevis, ditta di movimento terra di Soraga, ha un’estensione di 114.317 metri quadri, ma nel 2019 la Provincia ha ristretto l’area di cava a 38.618 m2. Ed ora spunta la nuova richiesta alla Valutazione di Impatto Ambientale: tornare a una cava quattro volte più grande. Il progetto non è da poco, e prevede il disboscamento di migliaia di metri cubi di legname, che peraltro si prenderebbe l’Asuc che è proprietaria dei terreni. Che peraltro dalla concessione avrà un'entrata economica «di oltre 70.000 euro all’anno». E la concessione avrebbe la durata di 18 anni. Dopo i quali la ditta si impegna a «ripristinare» tutto com’era. Nel 2041. La cava si trova a 1700 metri di quota, in uno scenario favoloso.

È stata l’Asuc di Canazei a pensare all’ampliamento: «ha predisposto un progetto di massima per l’integrale coltivazione del giacimento sottoposto a screening, il cui percorso di verifica si è concluso con il provvedimento n° S305/2020 fascicolo n. 17.6/2020-280 U372 per la Via. La concessione ha definito sia i tempi (fino a 18 anni) sia i volumi di scavo (fino a 200.000 metri cubi), ai quali ci si è attenuti nella predisposizione del presente progetto esecutivo». La Valutazione di impatto ambientale è ancora in itinere per la parte più ampia, e conclusa per il lotto 1, ovvero la riapertura della vecchia cava esistente. A preoccupare però è l’ampliamento del nuovo fronte: «Lo scavo avviene per trance discendenti lungo un fronte dello sviluppo di ca. 150 m. tra le quote 1660 msm e 1636 msm (piazzale di lavorazione) con l’ausilio di un escavatore e una pala gommata e uno o più camion di trasporto del tout-venant all’impianto.

Progressivamente all’abbassamento delle trance la scarpata a monte sarà profilata su un angolo di stabilità di 35°, sulla base delle verifiche di stabilità contenute nella relazione geologica e geotecnica, senza operare con il rinverdimento, in quanto sarà soggetta ad una ripresa nella fase 2 di coltivazione (post 2041)». Che cosa ci sarà in cava? «Materiali da scavo gestiti come sottoprodotto; Limi da lavaggio inerti ; Materie prime provenienti da operazioni di recupero di rifiuti inerti appartenenti alle tipologie 7.1; Materie prime da recupero rifiuti da terre e rocce da scavo ». Ovviamente, verrà rifatta tutta la parte di lavorazione: «L’ammodernamento dell’impianto riguarda la sezione della macinazione, lavaggio e selezione degli aggregati naturali, da realizzare in una struttura coperta dietro il capannone esistente che ospita l’impianto di depurazione .

Tutta la nuova sezione di macinazione-lavaggio e selezione sarà chiusa da una struttura metallica con tamponamenti in legno di larice e copertura in lamiera zincata testa di moro». C’è poi il taglio del bosco, oggetto dell’accordo con l’Asuc, che si terrà i tronchi. E le «osservazioni»? Poche, e blande. Il Servizio Fauna raccomanda la tutela del gallo cedrone, limitando il taglio dei tronchi nel periodo della nidificazione; gli altri Servizi, sostanzialmente, non hanno nulla da ridire.













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