Da La Sportiva alla Felicetti, storie e volti di imprese riuscite 

Il convegno. Ospiti della Fiera internazionale organizzata dall’istituto La Rosa Bianca  i principali imprenditori della Val di Fiemme hanno raccontato la loro esperienza


Francesco Morandini


Predazzo. “Che impresa far impresa!!” È il titolo, punti esclamativi compresi, del convegno che giovedì ha degnamente coronato la due giorni della Fiera internazionale delle imprese simulate organizzata dall’Istituto La Rosa Bianca-Weisse Rose di Predazzo e Cavalese. Nell’aula magna del municipio stipata di insegnanti e studenti si sono confrontati, su invito del Lions Club di Fiemme e Fassa, quattro amministratori delegati e un direttore tecnico di altrettante aziende fiemmesi, forse le più note a livello internazionale: Lorenzo Delladio de La Sportiva spa, Riccardo Felicetti, del Pastificio Felicetti srl, Marco Felicetti di Fiemme 3000 srl, Marisa Zeni di Eurostandard srl e Gianni Misconel direttore tecnico della Misconel srl. Cinque uomini per cinque diversi approcci all’impresa, abilmente “interrogati” dall’esperto di marketing Davide Gabrielli, che di qualcuno di loro cura anche la comunicazione.

Tre parole chiave

Per il presidente della G6A Group ci sono 3 parole che segnano altrettante possibilità di attivare processi di evoluzione di un’impresa: ispirazione, imitazione e disperazione. Senza dimenticare i sacrifici senza cui non ci possono essere benefici. Come quelli di Lorenzo Delladio che con La Sportiva ha ottenuto il primo premio (su 600 aziende) di un concorso sulla comunicazione promosso dalla Iulm e dalla Bocconi di Milano. «Sull’invito siamo tutti dottori – ha sorriso – ma qui di dottori non ce n’è uno. L’abbandono degli studi è stato proprio il mio primo sacrificio, ma dovevo entrare in azienda. E il secondo è la famiglia che ho trascurato. I miei figli me l’hanno rinfacciato, anche se ora hanno capito». E i benefici? Non sono solo quelli economici, ha sottolineato Riccardo Felicetti che ha parlato di responsabilità personale sociale e civile da trasmettere a tutto il personale dell’azienda. Occorre anche resistere ai momenti difficili – secondo Marco Felicetti - con tenacia e voglia di fare e mantenendo un legame col territorio che può dare fiato all’intraprendenza.

Di padre in figlio

Come instillare i valori imprenditoriali nei figli? Per Gianni Misconel che gestisce l’azienda con 3 fratelli e che di figli ne ha altrettanti, ci vuole entusiasmo per capire cosa si vuole fare nella vita. I tempi però sono cambiati. 30 anni fa i figli sentivano l’obbligo di proseguire l’attività dei padri, oggi scelgono la loro strada ed è giusto così. “Andate, viaggiate, imparate” è stato il suo ammonimento. Non trasformiamo i vincoli in alibi, ha aggiunto Davide Gabrielli evidenziando come siano le grandi difficoltà a stimolare il cambiamento. Significativa a questo proposito l’esperienza di Riccardo Felicetti. «Per mia madre avrei dovuto diventare il commercialista dell’azienda e svoltolare fatture». Invece se n’è andato in Germania a vivere il 26 mq, a scaricare casse, imparare il tedesco e inviare telex a Predazzo per far capire che bisognava cambiare registro. Ora è in giro per il mondo per 200 giorni all’anno. I tempi cambiano ma vanno anche anticipati come ha fatto Marco Felicetti che “con 3 amici al bar” ha guardato avanti a bisogni ancora inespressi come la voglia di benessere. Anticipare le esigenze, essere propositivi e non follower è anche il pensiero di Delladio. Ma come si capisce se una persona è quella giusta per la propria azienda? Marisa Zeni non ha dubbi. Lo si vede dagli occhi, dal primo impatto, da come si presenta.

All’incontro erano presenti anche la sindaca Maria Bosin e il dirigente della Rosa Bianca Marco Felicetti che ha ricordato le 35.000 ore di alternanza scuola/lavoro e le 145 aziende ed enti di Fiemme e Fassa che hanno accolto gli studenti e le tre competenze per essere efficaci: mente aperta, mente aperta e mente aperta.















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