IL CASO

Danni causati da orsi e lupi, non risarciti venti allevatori

I casi sono in aumento. I motivi? Questioni burocratiche o mancanza di prove



TRENTO. Nel 2018 sono stati 21 i casi di allevatori e agricoltori che non sono stati risarciti dalla Provincia per i danni subiti (o in ogni caso denunciati) da predatori selvatici.

Il motivo? Una domanda di risarcimento danni presentata in ritardo, magari senza prove che sia stato proprio un orso (o un lupo) a provocare il danno, oppure perché c’era un recinto anti orso (pagato dalla Provincia) ma la batteria era scarica.

Secondo l’ultimo rapporto orso nel 2017 gli indennizzi non concessi erano stati 10 nel caso di presunti danni da orso e 4 nel caso di presunti danni da lupo, ma su un numero di denunce totale superiore.

A volte la motivazione del servizio provinciale foreste e fauna (che è competente per queste pratiche) è semplicemente burocratica. Come nel caso del pastore che nel giugno scorso denunciò la predazione di due capre nel comune di Sèn Jan di Fassa: «È stato il lupo» disse. Ma i forestali gli contestarono che nella domanda non era stata indicata la data esatta del fatto e la proprietà del bestiame, il pastore alla fine lasciò perdere e perse l’indennizzo.

Altro caso nel Comune di Tre Ville (val Rendena) dove un apicoltore denunciò di aver subito un danno da parte dell’orso: «Mi ha danneggiato le arnie». Ma nemmeno lui venne risarcito perché in precedenza aveva ricevuto un contributo per l’installazione di una rete elettrica anti-plantigrado. Peccato che la rete era stata installata in maniera scorretta e la batteria non era collegato, quanto basta - norma provinciale alla mano - per negare il risarcimento. La legge provinciale infatti concede i contributi per le opere di prevenzione, ma non è previsto il risarcimento per chi poi non utilizza in modo corretto recinti e altri dispositivi per ridurre il rischio di danneggiamenti.

E poi c’è la questione della “mancanza di prove”, come è accaduto all’allevatore di Ala a cui è stato risposto che non basta una carcassa di un vitello divorata da un carnivoro per dire che il giovane bovino è stato ucciso dal lupo. Nemmeno se nella zona è accertata la presenza stabile del predatore. Un altro errore è quello di rimuovere la carcassa prima che arrivino i forestali. Un errore commesso da un allevatore di Tione che il settembre scorso si vide predare un asino.













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