politica

Campobase nasce ed è già a un bivio

Oggi a Lavis l’assemblea costituente che elegge il segretario. Ma la vera questione è: “campo largo” o “campo stretto”?


Paolo Mantovan


TRENTO. Oggi nasce Campobase. Nasce ufficialmente, risulterà iscritto all'anagrafe politica dei partiti. Perché oggi a Lavis, nella sala della Cantina La Vis si terrà, a partire dalle 9, l'assemblea costituente che eleggerà il segretario di Campobase e i trenta membri del comitato provinciale. Come segretario fino a giovedì c'era un solo candidato, ossia Michael Rech, il sindaco di Folgaria che è anche, attualmente, il coordinatore di Campobase. Ma è possibile iscriversi fino all'ultimo momento, fino alle 9 di stamattina, e proporsi come candidato leader della nuova formazione politica scrivendo via mail alla segreteria di Campobase perché - spiegano gli organizzatori dell'assemblea - «Campobase è un soggetto democratico e aperto».

Ma oggi inizia la vera avventura, inizia cioè la fase decisiva del soggetto politico che è nato nel febbraio 2022 come associazione politico-culturale e che dichiarò allora di coltivare l'ambizione di essere un polo inclusivo, capace di raccogliere insieme l'area popolare, quella riformista, l'ecologista, l'autonomista e la liberaldemocratica. Come sempre, in questi casi, ci si trova, strada facendo, di fronte a due possibilità: riuscire a dare corso all'ambizione coltivata o rimanere fermi a presidiare una parte di quell'area? Tradotto oggi: riuscirà "Campobase" ad essere largo o resterà stretto? Sarà Campolargo o Campostretto? È da oggi che si gioca la vera partita, è adesso il momento decisivo, quello che getta le basi verso le elezioni provinciali.

Da principio le cose sono andate certamente bene, perché l'associazione si è trasformata in una formazione politica "di fatto" quando ha assunto un ruolo rilevante nel collaborare alla costruzione di un'intesa per allargare l'area del centrosinistra, andando oltre, facendo da collante anche per il terzo polo e tentando di arrivare fino agli autonomisti. Lì si è ritagliata un ruolo di mediatore e insieme mastice, punto di ricucitura di un'area storicamente ampia.

Alle politiche sono così state costruite le candidature di Pietro Patton, Donatella Conzatti e Michele Sartori al Senato, ottenendo una vittoria su Trento e una sconfitta "di misura" su Rovereto. Poi è stato avviato il "tavolo" per le provinciali del prossimo ottobre ed è così che, via via che gli eventi e le scadenze elettorali si moltiplicano, Campobase si trova ora a dover rispondere all'esigenza di consolidare e legittimare il movimento con organi politici. Domani quindi si celebrerà il congresso per uscire dall'indeterminatezza che ha caratterizzato fino ad ora Campobase, la cui guida era confusamente riconducibile a tratti a Lorenzo Dellai, in altri momenti all'area dei Civici di Francesco Valduga e di Roberto Oss Emer, alla generazione di Michael Rech, o in altri momenti ancora a Paolo Piccoli e Chiara Maule per la loro presenza (ora rafforzata dal gruppo "Trento al centro") nel Comune capoluogo.

Adesso sarà necessario costruire con un congresso vero e proprio la legittimazione per sedere al "tavolo" della Alleanza democratica per l'Autonomia (Ada).
E all'assise parteciperanno i quasi 300 tesserati che nel giro di poco più di due settimane si sono iscritti a Campobase. Ma il vero nodo è un altro: riuscirà Campobase a divenire "campo largo"? L'occasione, in questi giorni, è propizia - per Campobase - per aprire porte e finestre a tutti gli autonomisti delusi e offesi dalla svolta a destra del Patt. Ma non si può fare subito una campagna di proselitismo, è chiaro, anche se l'ingresso di Stanchina e Pedrotti dentro il nuovo gruppo in Comune "Trento al centro", offre fin da ora nuove prospettive.

E quindi sarà interessante verificare quanti autonomisti accorreranno già domani, da osservatori, al primo vero atto di Campobase. Ed è qui che comincia davvero la partita per il nuovo soggetto politico. Perché se si sentirà profumo d'aria nuova, sarà possibile dare il via a un percorso che davvero riesca ad essere luogo di confluenza, piazza dei "democratici" che albergano in zone diverse, chi tra i riformisti, chi tra i civici, chi ancora fra gli autonomisti, o i radicali o ancora i liberaldemocratici.
Ma, come si dice spesso, è la prima impressione quella che conta. E quindi la prova di oggi è molto più importante di quanto si possa immaginare. Campobase dovrà spiegare subito se davvero intende divenire "campo largo", o se vuole solo rimettere le tende di una stagione che finì nella ridotta dell'Upt.

Se riuscirà a offrire nuova aria potrà sperare di divenire quel campo largo che fa ritornare il Trentino ad essere un laboratorio nell'area del centrosinistra. Perché per diventare un "campo largo" dovrà aggregare. La relazione introduttiva è affidata al coordinatore (e candidato segretario) Michael Rech. La relazione conclusiva tocca a Francesco Valduga. L'onore della chiusura suona come un'investitura. E per il suo discorso c'è attesa. Anche dalle sue parole si potrà capire che strada imboccherà Campobase: se "via Campolargo" o "via Upt".













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