IL CASO

Bolzano, la mano sul sedere costa dieci mesi di carcere

Condannato settantenne bolzanino. Il fatto avvenne sotto i Portici. 



BOLZANO. In primo grado era stato assolto dal giudice Walter Pelino che aveva seguito l’impostazione della difesa, sostenuta dall’avvocato Marco Ferretti.

Ieri invece davanti alla Corte d’appello la valutazione è stata diametralmente opposta. E così un prefessionista incensurato di Bolzano, che oggi ha 70 anni, si è visto condannare a dieci mesi di reclusione per violenza sessuale, seppur nell’ ipotesi più lieve del reato.

Al centro del caso c’è una presunta manata dell’imputato sul sedere di una ragazzina straniera (probabilmente minorenne) che quattro anni fa si trovava a passeggiare un sabato mattina sotto i Portici di Bolzano. Era un sabato mattina ed i Portici, secondo quanto emerso nel corso del processo, erano particolarmente affollati. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe approfittato della situazione pensando, sostanzialmente, di farla franca. Secondo la difesa, invece, l’episodio, così come contestato, non sarebbe mai accaduto. L’imputato ha infatti sempre sostenuto di aver toccato inavvertitamente la ragazzina cercando di farsi spazio nella folla dei visitatori dei Portici. Nulla di morboso, dunque.

I giudici di secondo grado non gli hanno però creduto e dopo l’assoluzione con tito abbreviato davanti al Gip, ora il professionista è stato condannato. Era stata la Procura ad impugnare la sentenza di primo grado.

Il processo per violenza sessuale è del tutto anomalo in quanto manca la presunta parte lesa del palpeggiamento. All’epoca dei fatti la ragazzina non lamentò nessun comportamento scorretto e continuò a passeggiare lungo i Portici eclissandosi nella folla. Fu un testimone oculare (sempre di Bolzano) ad inguaiare il professionista in pensione che fu bloccato e accusato di aver palpeggiato la ragazzina.

Secondo l’accusa l’imputato in un primo tempo avrebbe cercato di negare, poi avrebbe offerto del denaro al super teste per cercare di comprare il suo silenzio ed evitare i far intervenire i carabinieri. In realtà l’uomo non solo diede l’allarme ma ha poi reso testimonianza dettagliata sia in primo grado che ieri in appello. L’imputato ha però negato di avergli offerto soldi. Ha sostenuto di averlo scambiato per un rapinatore di avergli offerto quanto aveva in tasca pur di evitare di essere picchiato. La vicenda finirà in Cassazione.













Scuola & Ricerca

In primo piano