IL CASO

Bolzano, arresto illegale: sospesi due carabinieri

Decisive le immagini delle telecamere poste all’esterno dell’Auditorium Haydn



BOLZANO. «Il pubblico ufficiale che procede ad un arresto, abusando dei poteri inerenti alle sue funzioni, è punito con la reclusione fino a tre anni». E’ quanto recita l’articolo 606 del codice penale: ha inguaiato due carabinieri di una caserma alla periferia della provincia di Bolzano.

La vicenda, che presenta ancora aspetti in parte da chiarire, è avvenuta nei mesi scorsi quando per una presunta aggressione a pubblico ufficiale venne arrestato a due passi dal carcere di via Dante (e dalla caserma del comando provinciale dell’Arma) il fratello di un detenuto albanese.  

Secondo l’accusa il maresciallo ed il suo vice brigadiere avrebbero deciso di procedere all’arresto del fratello del detenuto dopo averlo incontrato all’altezza del cancello di sicurezza del carcere mentre lasciavano la casa mandamentale. 

I due carabinieri avrebbero salutato il fratello del detenuto e la moglie di quest’ultimo con un augurio di “buonanotte” (vista l’ora serale), avvertito come provocazione. La risposta dei due non si sarebbe fatta attendere ed i due carabinieri sarebbero stati apostrofati con un «vaffa...». A quel punto i due sottufficiali sarebbero usciti dall’auto, dapprima rispondendo con un gesto volgare, poi spintonando il giovane fino a farlo cadere a terra per poi accompagnarlo nell’attigua caserma dell’Arma, sostenendo di essere stati aggrediti.

Quella sera il giovane albanese venne accompagnato nella sua abitazione agli arresti domiciliari. Il provvedimento però non venne convalidato dal giudice delle indagini preliminari, il quale, sulla base del racconto della presunta vittima, inviò gli atti alla Procura per accurati accertamenti su quanto avvenuto.

E qui i due carabinieri, che effettuarono materialmente l’arresto, sono finiti in guai grossi: dalle immagini delle telecamere all’esterno dell’Auditorium Haydn è emerso che il rapporto dei due sottufficiali finiti sotto inchiesta non corrispondeva alla verità e che i fatti si erano effettivamente svolti come sostenuto dalla presunta vittima. Di qui la denuncia penale per il maresciallo ed il brigadiere accusati di arresto illegale (con dolo), falso e calunnia. 

Su richiesta della Procura i due sono stati colpiti da un provvedimento cautelare interdittivo del giudice delle indagini preliminari che ne ha disposto la sospensione dal servizio. Nessun provvedimento è stato invece preso a carico di un terzo carabiniere coinvolto, la cui posizione sarebbe meno grave. 













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