Una folla commossa all’addio di Paolo Santuliana

Arco. Un malore in casa, a 68 anni: se n’è andato così Paolo Santuliana, postino della Moletta e faro illuminante del volontariato locale. Ieri si è celebrato il suo funerale, molto partecipato. Ha...



Arco. Un malore in casa, a 68 anni: se n’è andato così Paolo Santuliana, postino della Moletta e faro illuminante del volontariato locale. Ieri si è celebrato il suo funerale, molto partecipato. Ha voluto ricordarne le gesta l’amico Romano Turrini, con cui Paolo aveva condiviso tante e tante iniziative. «Stavo riordinando delle fotografie delle attività svolte al Bosco Caproni – ha scritto Turrini – quando mi è stata data al telefono una notizia tristissima: Paolo era mancato. Per me, per le tante persone che l’hanno conosciuto, Paolo Santuliana era l’immagine dell’energia, dell’impegno, della presenza; ora ci sembra impossibile che non ci sia più. Paolo non diceva mai: “Bisognerebbe fare” per poi aspettare che altri facessero. Se aveva un’idea da concretizzare, era il primo a muovere le mani...che erano piene di cuore. Paolo aveva una dote che non è di tutti: sapeva coinvolgere le persone, le appassionava ad un progetto, trovava condivisione, collaborazione e tanta amicizia. È stato così anche per me, soprattutto nei progetti di valorizzazione del Bosco Caproni. Ricordo un pomeriggio d’inverno di tanti anni fa, quando condusse me ed alcuni amici ad osservare le trincee della prima guerra mondiale, abbandonate e coperte dalla vegetazione, proponendoci di sistemarle. Gli alpini di Arco si sono fatti carico di questo progetto ed ora il percorso delle trincee è una delle più importanti “offerte” culturali ed ambientali del Bosco Caproni. Era felice quando proposi alla Caritas diocesana di mandare i giovani che avevano aderito al progetto “72 h senza compromessi” a far pulizia al Bosco Caproni. Ed anche in questa occasione con i suoi amici di Moletta, gli alpini e soci della SAT abbiamo pulito dagli arbusti e dalla sterpaglia i pianori accanto alle case. E proprio in quegli spazi Paolo e gli amici di “Oltre il Sarca” hanno messo a dimora le piante che un tempo si trovavano nei nostri orti e che quest’anno hanno dato i primi frutti. Insieme abbiamo anche provveduto all’allestimento della piccola sala–museo. In altre occasioni Paolo ha coinvolto gli scout per fare pulizia nel Bosco e poi realizzare il sogno che egli cullava da anni: la preparazione del “broz”. Un mattino d’inverno ci siamo ritrovati a raccogliere legna e a deporla sul carro a due ruote: il “broz” ha preso forma sotto i nostri occhi, fino a quando un cavallo l’ha trascinato nel prato sottostante. A lui premeva che di quell’esperienza rimanesse memoria, perché i bambini del Duemila potessero vedere la fatica che i nostri avi facevano per portare a valle un carico di legna. Aveva a cuore i giovani; a loro, con i suoi modi semplici ma empatici, voleva trasferire i valori che contano: l’amicizia, lo spirito di collaborazione che non lascia indietro nessuno, il rispetto della natura, il gusto del bello. E con lui sono stati piantati i tre pini d’Aleppo in un luogo suggestivo del Bosco, in ricordo di Maria Fede Caproni. E quei pini, che richiamano nel nome la città martire della Siria, devono ricordare ai nostri bambini che ci sono nel mondo altri bambini che sono meno felici di loro, che hanno visto le loro città distrutte dai bombardamenti, diventando profughi. Ha invitato Ester Weger a suonare il violino nelle cave alte, un’esperienza che si è ripetuta, creando ogni volta emozione dentro il cuore di chi stava ad ascoltare. La comunità di Arco deve quindi ringraziare Paolo per queste esperienze e queste realizzazioni che sono nate dalla sua intraprendenza e dal suo coraggio. Credo che il miglior modo per onorare la sua memoria sia quello di mantenere forti e vivi i progetti che gli stavano a cuore, di sentirlo ancora al nostro fianco e noi nell’operare ci diremo: “Questo sarebbe piaciuto a Paolo”». G.R.













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