Gli ambientalisti attaccano il Comune sul vallo tomo

Arco. «Alla luce delle recenti prese di posizione di Betta e Zampiccoli rispetto al vallo tomo del Brione e ai ritrovamenti della linea fortificata austroungarica siamo costretti ad intervenire...



Arco. «Alla luce delle recenti prese di posizione di Betta e Zampiccoli rispetto al vallo tomo del Brione e ai ritrovamenti della linea fortificata austroungarica siamo costretti ad intervenire nuovamente per ripristinare la verità dei fatti». Chi scrive è il Coordinamento ambientalista Alto Garda e Ledro, dopo aver letto sul Trentino lo stato dell’arte dei lavori. Riportiamo il loro intervento.

«Le associazioni ambientaliste hanno sin dal 2016 proposto in varie occasioni e sedi la possibilità di adottare misure alternative al vallo tomo un’opera di difesa costosa, impattante e non totalmente sicura. Queste proposte erano supportate dal parere di esperti del settore ed avrebbero consentito di coniugare sicurezza e tutela del paesaggio. L’Amministrazione di Arco non ha mai preso in seria considerazione la possibilità di adottare queste misure».

«L’esistenza di importanti reperti bellici della Prima Guerra Mondiale nella primavera 2019 è stata accertata in un anno di indagini dal dottor Paolo Ciresa e documentate in un suo libro. I rinvenimenti sono stati portati a conoscenza dell’Amministrazione comunale, della Soprintendenza ai Beni storico-culturali e della Provincia. L’Avvocatura dello Stato di Trento, interpellata dal Comune, ha imposto una revisione del progetto in modo tale da garantire sì, la sicurezza, ma nel rispetto della tutela delle vestigia militari garantita da una specifica norma nazionale e provinciale».

«Infatti i reperti consentono di completare il quadro storico delle strutture difensive austro-ungariche nell’Alto Garda, dalla Tagliata del Ponale fino ai forti di Nago, quadro rimasto sino ad ora lacunoso proprio sul lato orientale del Brione e nella piana di Linfano. Qualsiasi Amministrazione, ancorché culturalmente preparata e aperta, avrebbe accolto con soddisfazione questi ritrovamenti, vedendo in essi un arricchimento del proprio patrimonio storico-culturale da proporre a visitatori attraverso un percorso culturale. Riconoscendo tempestivamente questo nuovo patrimonio si poteva, prima dell’inizio dei lavori, sospendere il progetto del vallo-tomo ed approfondire le alternative a suo tempo proposte».

«Invece l’Amministrazione ha accelerato la costruzione dell’opera e ora prosegue nella disinformazione facendo credere che la variante prevista per la tutela di queste vestigia richieda di elevare l’altezza del tomo da 8 a 12 metri con conseguente maggior impatto paesaggistico».

«È del tutto evidente invece che trovandosi questi reperti a monte di dove era inizialmente previsto il tomo la variante prevista deve riportare ad una quota più elevata il tomo e il vallo. In questo caso il tomo dovrebbe semmai essere ridotto in altezza dovendo assorbire minore forza d’urto. Avevamo a suo tempo segnalato che un tomo alto 8 metri non sarebbe stato in grado di reggere l’urto di un masso di oltre 60 mc. Non si dia quindi la colpa agli ambientalisti se si è riconosciuta l’esigenza di aumentarne l’altezza per garantire maggiore sicurezza ai residenti. Caso mai lo rivendichiamo come merito e non come colpa. Sta di fatto che completato il vallo tomo in tutta la sua lunghezza di 1,2 Km, ora è realizzato un fronte di 400 metri, i cittadini si renderanno ben conto dello scempio compiuto del declivio del Brione, cioè di quanto sbagliato sia il progetto».















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