Frana anche la rupe del castello 

Il cedimento. L’altra sera numerosi massi sono caduti su via Caproni Maini per fortuna deserta. Altri sono stati fermati dal vallo tomo Ieri mattina i geologi con il vicesindaco Ricci hanno eseguito un sopralluogo con l’elicottero individuando blocchi di roccia instabili in parete


Gianluca Ricci


Arco. Anche la rupe del Castello, come il Brione, dopo un paio di giorni di pioggia seguiti a un lungo periodo di secco si è scoperta improvvisamente più fragile. Una piccola, ma preoccupante scarica di sassi si è abbattuta l’altra sera pochi minuti prima delle 20 dalla sua parete nordorientale sulla strada che conduce a Prabi. Nessun danno o ferito, per fortuna. Immediato l’intervento dei Vigili del Fuoco di Arco, che hanno transennato quel tratto di via Caproni Maini in attesa del sopralluogo dei tecnici provinciali, avvenuto nella mattinata di ieri. Un sorvolo accurato a pochi metri dalle rocce è stato sufficiente ai geologi per verificare lo stato di avanzata disgregazione di quel tratto di parete e per decretare la necessità di un intervento urgente di messa in sicurezza. A quel punto l’amministrazione comunale ha preferito non correre rischi e ha provveduto a chiudere quel tratto di strada, in attesa di completare l’iter burocratico per il disgaggio e il consolidamento delle reti paramassi.

L’allarme è scattato intorno alle 19.50 di martedì sera, quando due blocchi di roccia del diametro indicativo di una quarantina di centimetri sono caduti su via Caproni Maini: fortunatamente in quel momento, complice la situazione imposta dalle misure di contenimento contro il contagio da Covid-19, non stavano transitando né auto né biciclette né tantomeno pedoni. I Vigili del Fuoco sono intervenuti pochi minuti dopo; insieme a loro è giunto sul posto il vicesindaco Tomaso Ricci, che ha concordato con gli uomini della squadra le procedure da mettere subito in atto. Ieri mattina lo stesso Ricci è salito a bordo dell’elicottero in compagnia di Ernesto Santuliana, responsabile dell’Ufficio Studi Idrogeologici della Provincia, e della geologa Paola Visintainer per verificare da vicino le cause del distacco del materiale: la situazione apparsa ai loro occhi è stata preoccupante, visto che è stata notata la presenza di parecchi clasti in bilico, pronti a cadere alla prima occasione. A peggiorare la situazione sono alcune piccole rampe di roccia sottostanti che, se imboccate dai sassi in caduta, permettono loro di saltare le reti del vallo tomo, come accaduto l’altra sera, e di piombare a valle: da quell’altezza anche un sasso di una ventina di centimetri di diametro può essere letale. Il vallo tomo ha comunque fatto il suo dovere, visto che al suo interno sono stati individuati massi anche da 5/600 chili. Ora si attende la relazione dei geologi per far partire la procedura di urgenza con cui attivare le opere di disgaggio e di sostituzione delle reti più usurate sotto la torre Renghera. Sempre che gli esperti non impongano di realizzare un intervento più massiccio.













Scuola & Ricerca

In primo piano