AMBIENTE

Sarche, torna l’incubo cementificio

La riapertura del nuovo forno dovrebbe portare a produrre 250 mila tonnellate di cemento all’anno



VALLE DEI LAGHI. Torna l’incubo degli enormi problemi creati dal cementifico di Sarche. La notizia della riattivazione dal prossimo anno della linea di cottura che era stata spenta dal 2015 e che da quel momento aveva dato un sospiro di sollievo alle popolazioni della valle. Ora secondo le notizie trapelate con la riapertura del nuovo forno si dovrebbe arrivare a produrre 250 mila tonnellate di cemento all’anno. 


Tutto questo nel momento in cui ad ogni livello si sta denunciando l’urgenza di un cambio della politica anche nel campo industriale, che deve portare a fabbriche sempre più green. In questa campagna l’Unione europea è all’avanguardia anche a livello mondiale e per quanto riguarda l’agricoltura ha previsto una forte trasformazione in un’agricoltura sempre più sostenibile. 


Dal canto suo la zona Valle Laghi è stata la prima a dotarsi di un progetto di sviluppo sempre più sostenibile che va a toccare tutti i comparti economici con la costituzione del distretto di agricoltura biologica Valle Laghi. Un distretto, che ha differenza di altri, è stato caratterizzato fin dall’inizio come costruito dal basso, infatti tutte le componenti da quella agricola sia essa di vignaioli che di cantina sociale e consorzio ortofrutticolo, tutti si sono sentiti impegnati in un progetto che mira a trasformare la Valle dei Laghi in una valle sempre più biologica.


Ora arriva la tegola della riapertura dei forni del cementificio che fa a pugni con questa scelta sostenibile della valle. La notizia ha messo in allarme tutta la popolazione che non si fa illudere dalla possibile assunzione di alcune decine di persone, tutta cosa da dimostrare in quanto non è escluso che vengano impiegati i dipendenti di uno stabilimento della bergamasca in fase di chiusura.


Il comitato spontaneo assolutamente apolitico, immediatamente sorto e coordinato da Marco Pisoni, vignaiolo di Pegolese, figlio del compianto Gino che era stato leader del precedente movimento di protesta costituito ancora negli anni ’70 del secolo scorso. “Il nostro, precisa, è un comitato di natura popolare, impegnato solo nella difesa della nostra meravigliosa valle tutta impegnata per un modello di sviluppo più green”.

“Quindi niente strumentalizzazioni politiche o etichette di partiti, noi parliamo di ecologia, del futuro dei nostri figli, della difesa del nostro ambiente. Per questo non capiamo la titubanza di certi sindaci a schierarsi apertamente con il comitato che mira solo alla salvaguardia della nostra salute sia quella degli abitanti che quella degli ospiti. Temiamo che questa apertura porti a mettere in pericolo lo sviluppo di un turismo green sul quale noi puntiamo assieme ad un agricoltura biologica come quella che molte aziende in valle, compresa la nostra praticano con successo”.

" Siamo convinti, sottolinea Pisoni, che il nostro futuro dipenda da questo modello di sviluppo. Non va poi dimenticato che con questo aumento della produzione di cemento si avrebbe un forte aumento di traffico particolarmente di quello pesante su una strada che già fatica a sopportare il traffico attuale”.


Da qui l’iniziativa di una petizione popolare che è stata lanciata in tutta la valle, compresa la valle di Cavedine, per raccogliere il maggior numero di firme possibile in calce alla petizione ed avere così una maggiore forza nei confronti delle autorità. E’ possibile sottoscrivere la petizione anche online sul sito www change.org/sostieni-un-futuro—ecologico-in-valle.













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