L'INTERVISTA eucatreeo le sette note nell’alto garda 

Quando la musica nasce dall’intensità emotiva 

Il gruppo. Il trio è composto da Carole Deromedi, la voce, da Gabriele Morelli, il batterista, Roberto Tancredi alla chitarra e alla loop station. Suonano pop, dagli anni 90 all’attualità


Katia Dell’eva


Alto garda. Si chiamano “Eucatreeo”, in onore dei koala e del loro cibo preferito, l’eucalipto. Sono un trio (anche se scritto con due “e”) - Carole Deromedi, 22enne rivana voce del gruppo, Gabriele Morelli, batterista 25enne di Padergnone, e Roberto Tancredi, colui che si occupa di gran parte della base sonora grazie a chitarra e loop station -, sono amici, ma sono soprattutto una famiglia – cantante e batterista sono compagni, cantante e chitarrista cognati -. Negli ultimi tempi si stanno affermando sulla scena locale, a suon di serate nei locali. Li abbiamo conosciuti meglio, attraverso le parole della frontwoman, con cui abbiamo parlato anche di territorio e del mondo musicale in generale.

Come nasce il gruppo e che tipo di musica fate?

La formazione originaria era differente, ad ogni modo l’”Eucatreeo” nasce un annetto fa da un’idea mia e del mio fidanzato Gabriele, dalla nostra passione comune per la musica. Ma forse – devo ammetterlo – a dare la spinta sono stata soprattutto io: lui è più timido, io invece sento proprio la necessità di esprimermi sul palco. Per quanto riguarda il genere di musica che suoniamo, si tratta principalmente di pop, spaziando dagli anni ‘90 all’attualità. Sono brani che per lo più vengono scelti sulla base di quel che io posso fare vocalmente, ma teniamo anche in grandissima considerazione ciò che piace al pubblico. Per esempio di recente abbiamo aggiunto al repertorio “Dance Monkey” di Tones and I, che non citerei tra i miei pezzi preferiti ma che fa impazzire chi ci ascolta.

Ma quali sono le vostre origini musicali?

Siamo tutti professionalmente impiegati in altri settori, ma tutti amanti e studiosi della musica. Io ho studiato al Conservatorio per alcuni anni, per poi lasciare, Roberto è diplomato al Conservatorio di Trento, e Gabriele ha studiato musica in diverse scuole fin da bambino. Se invece la domanda si riferisce a cosa amiamo ascoltare, io, che poi sono quella che più influisce nella scelta dei brani da suonare, paradossalmente sono cresciuta con il rock di mio padre e della mia adolescenza, dai Green Day ai Rem.

Al momento suonate soprattutto nei locali, avete il sogno di espandere il vostro “raggio d’azione”?

Certo. Oggi, anche per via del Covid19, non è semplice trovare posti in cui esibirsi, quindi ci riteniamo fortunati a poterci esibire comunque. Guardando più in là, ci piacerebbe cominciare a farci conoscere fuori zona, a suonare in giro. Internet, e in particolare YouTube, con i video che montiamo e carichiamo noi stessi, ci può essere d’aiuto in questo senso.

Puntate al successo quindi?

Oddio, credo che a nessuno di noi interessi fare musica di professione. Personalmente penso sia anche un mondo con tratti poco piacevoli, quello musicale. Però appunto, la musica ci piace e ci impegniamo per farla al meglio, provando e riprovando, mettendo spesso da parte anche le difficoltà che nascono dall’essere una famiglia.

A un album, invece, pensate mai?

Sì, quella potrebbe essere una delle strade da percorrere in futuro. Vorrei cominciare a scrivere dei pezzi miei. Qualcosa ho anche fatto, ma si tratta di prodotti di esperienze dolorose della mia vita, che devo quindi prima processare e poi cantare. Però non credo scriverei di qualcosa di diverso: la musica, per me, deve nascere dall’intensità emotiva.















Scuola & Ricerca

In primo piano