La storia dell'atleta destinato a stupire



Un atleta destinato a sorprendere, Alex Schwazer, nel bene e, purtroppo, anche nel male. La sua prima medaglia internazionale, il bronzo ai Mondiali di Helsinki 2005, sembrava caduta dal cielo: in Finlandia cominciò la parabola che lo portò a confermarsi nel 2007 alla rassegna di Osaka – sfiorando il bersaglio grosso – e all’apoteosi dell’oro olimpico di Pechino 2008. Ma proprio in quel momento, assieme alla fama e agli sponsor, agli spot delle merendine in televisione ed alle foto sui rotocalchi con l’altrettanto famosa fidanzata Carolina Kostner, arrivarono i primi problemi: Schwazer si ritira per i problemi allo stomaco dalla 50 km dei Mondiali di Berlino 2009. Poi, senza l’assillo delle medaglie, nel 2010 torna a volare nella 20 km di Lugano, stabilendo il nuovo record italiano. Ma anche agli Europei di Barcellona, pochi mesi dopo, nonostante l’assenza del grande favorito Borcin, l’oro non arriva: Alex è secondo alle spalle di Emeljanov.

Gli verrà “restituito” qualche anno dopo, con la squalifica del russo per irregolarità del passaporto biologico. Ma nel frattempo la triste parabola aveva portato Alex dalle stelle alle stalle. Prima il deludente nono posto dei Mondiali di Daegu, nel 2011. Poi la clamorosa positività alla vigilia dei Giochi di Londra: a soli 10 giorni dalla 50 km, il 30 luglio un controllo antidoping a sorpresa rivela l’assunzione da parte di Schwazer di eritropoietina. Il campione olimpico uscente viene escluso dalla squadra di marcia e successivamente sospeso dal Coni. Schwazer confessa di aver assunto la sostanza vietata in una conferenza stampa ormai entrata nella storia dello sport italiano, perde gli sponsor e anche la fidanzata, collabora con la giustizia sportiva e quella ordinaria, ma il 23 aprile 2013 viene condannato ad una squalifica pesantissima, 3 anni e 6 mesi, ai quali si aggiunserò successivamente tre mesi per aver eluso un altro controllo.

Con la prospettiva di tornare alle competizioni solo quest’anno, nel 2015 Schwazer regalò a tutti l’ennesimo colpo di scena, mettendosi nelle mani di Sandro Donati, l’ex tecnico della Fidal e dirigente del Coni diventato paladino della lotta al doping, consulente della World Antidoping Agency e di diverse procure della Repubblica. Alex si trasferisce a Roma per lavorare agli ordini di Donati, l’8 maggio 2016 torna alle gare e – tanto per cambiare – lo fa con il botto, vincendo la 50 km di Roma e trascinando l’Italia alla conquista del titolo mondiale per nazioni. I vertici della Fidal e quelli del Coni gongolano, pregustando il sapore di una medaglia olimpica, ma dagli azzurri dell’atletica si leva più di una voce contraria alla convocazione dell’altoatesino, su tutti quella di Gianmarco Tamberi: «Non lo vogliamo, è la vergogna d’Italia».

Ora l’ennesimo, triste colpo di scena, ma la storia dell’atleta sopra le righe Alex Schwazer non è ancora finita.













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