«Vi racconto la violenza e la misoginia maschile» 

Lo scrittore oggi a Palazzo Mercantile di Bolzano con il nuovo libro “Nel muro” «Ho trovato una mummia nell’ intercapedine di una baita. Tutto è nato lì...»


di Daniela Mimmi


BOLZANO. «Dei maschi ho voluto tirare fuori la misoginia, la difficoltà a relazionarsi con il sesso femminile. Perché la donna è più forte dell’uomo e l’uomo l’ha capito, e quando l’uomo si sente superato reagisce con la violenza. Ora si fa finta di dare le quote rosa, ma c’è una misoginia latente in tutti i maschi, checché se ne dica. E io l’ho tirata fuori, l’ho fatta vedere, e in questo libro racconto come si muta in violenza». Il libro a cui Mauro Corona si riferisce è “Nel muro”, uscito da circa un mese, con cui lo scrittore, alpinista e scultore chiude “Un Natale di Libri”, nella sala delle aste di palazzo Mercantile in via Argentieri, a Bolzano, oggi mercoledì 19 dicembre alle ore 18. Ad affiancare Corona, sarà Enrico Franco, editorialista del “Corriere”. Dopo aver aperto oltre 300 vie di roccia nelle Dolomiti d’ Oltrepiave, Corona è diventato scrittore a tempo (quasi) pieno, oltre che scultore, alla fine degli anni ’90. Da allora ha scritto una decina di romanzi oltre a raccolte di racconti, poesie, fiabe, saggi e manuali. Nel frattempo è anche diventato un ricercato (e scomodo) personaggio televisivo come in AnnoUno su La7 e ospite di fisso di Bianca Berlinguer a Carta Bianca. Con lui parliamo del suo nuovo libro.

Come è nata l’idea di “Nel muro”?

«Ho trovato veramente una mummia nell’ intercapedine di un rudere. Ero insieme a un mio amico, un vecchio bracconiere e quando ho detto di avvertire i Carabinieri, lui non ha voluto. Così siamo andati a comprare della malta e abbiamo chiuso nuovamente la mummia dentro al suo muro. E lì resterà finchè qualcuno non la troverà».

Nel suo libro le mummie sono diventate tre.

«Sì, perché devono raccontare una lunga storia e una non bastava. Sui loro corpi sono incisi dei segni, una lingua misteriosa. Sembra che siano fatti con un coltello. Sono state torturate, hanno i seni trafitti e delle cinghie negli alluci. È una storia complessa scritta sulla pelle. Il mio personaggio ci mette 30 anni per decifrare quella storia. È una coincidenza o le mummie vogliono che si conosca la loro storia?».

Cosa c’è di autobiografico nella misoginia violenta di questo libro? Suo padre le diceva “Se non ve la danno, un ginocchio sulla pancia e ve la fate dare...”

«Ognuno di noi ha dentro di sé una parte ombrosa, tenebrosa, pericolosa che teniamo a freno. Tutti, io, lei. La teniamo a freno con la dolcezza. Io sono buono… e antipatico. Sì, mio padre ha mandato in coma mia madre tre volte. Gli uomini sono sempre stati così, da Barbablù in poi. L’ uomo perde il controllo ed emerge la sua parte più negativa. La cosa più sconvolgente è che la realtà non impressiona più. I miei lettori sono impressionati più dal mio libro che dalla realtà. Del resto gli uomini hanno sempre avuto paura delle donne, le hanno sempre massacrate, perché sono più forti di loro. No, il mio personaggio non è me, non sono io. Come in tutti i libri, c’è la fantasia dell’ autore».

Perché l’ha ambientato 150 anni fa?

«Dò retta a Borges che diceva di non mettere mai date attuali nei libri perché la gente ci trova gli errori. La fantasia deve cavalcare in zone incontrollabili».

La natura è maestosa e l’uomo è cattivo?

«No, l’ uomo non è cattivo, è incauto, desideroso di soldi e successo, è ignorante e becero. La natura trionfa in modo inquietante, ma l’ uomo la sta distruggendo. Basta pensare ai mari pieni di plastica. Il mio personaggio non è negativo e rispetto ai falsi che lo circondano, ne esce con dignità. È meglio dei tanti perbenisti che vanno tutte le domenica a messa e poi sono perfidi, non perdonano, sono razzisti. In generale gli uomini sono inaffidabili, ambigui e ipocriti. Sono sicuro che quando crepo, tutti si diranno dispiaciuti, ma molti sotto sotto saranno felici. Ho passato un brutto momento, ho interrotto questo libro per 16 mesi. Prendevo psicofarmaci, bevevo. E la gente ridacchiava. Per questo, prima o poi, me ne andrò, come il mio personaggio, a vivere da solo nei boschi. Ho già il posto: la vecchia baita dove ho ambientato questo romanzo».

Ogni sera si avvicina una cerva…

«La cerva rappresenta l’amore della donna. Lei non risponde, non contraddice».

Lei è ormai diventato un ospite o un opinionista in diverse trasmissioni televisive. Le piace l’esperienza?

«Sì, perché posso promozionare il mio libro. Senza televisione, nessuno compra nessun libro…»















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