l'artista

Fru& è il suo nome creativo, lei è una designer della carta

Dopo 5 anni a Milano, Michela ha deciso di tornare. I suoi prodotti spaziano dal packaging alle decorazioni


Daniele Peretti


TRENTO. Pensare la carta non solo come elemento debole e fragile, ma anche forte e resistente nel tempo. È questo l’obiettivo che Michela Fruet si è data portandola al centro della sua attività di designer. Una particolarità. Andata a Milano per cercare quelle opportunità di lavoro che pareva che il Trentino non offrisse se ne è tornata a casa delusa. «Certamente ci sono molte più opportunità specialmente a livello di corsi e laboratori, ma se cerchi lavoro o conosci qualcuno o riesci a fare veramente poco. Non torno a Trento del tutto delusa perché ho avuto modo di imparare tanto, ma sinceramente pensavo di trovare anche nuovi clienti e nuove opportunità».

Michela ha frequentato il Liceo Artistico Vittoria con indirizzo di designer dei prodotti e poi si è laureata all’Accademia delle Belle Arti frequentando il corso di Grafica e nuove tecnologie. La tesi l’ha discussa sul tema di packaging design per i prodotti cosmetici. Ad un ulteriore percorso di studio ha preferito lavorare alternando collaborazioni con grandi aziende anche multinazionali a piccole realtà territoriali, poi la svolta: «Ho fatto cinque anni come dipendente utili per specializzarmi facendo una reale esperienza, ma troppo limitativi per la mia creatività compressa tra le logiche di mercato e le esigenze del cliente e così un anno fa ho deciso di licenziarmi e di aprire partita Iva».

Un’idea creativa?

Potrebbe essere quella di packaging design riutilizzando gli scarti industriali perché mi piacerebbe specializzarmi in realizzazioni ecosostenibili.

Un progetto in questo senso?

Studiare per diventare Garbage Designer che sarebbe il professionista chiamato alla trasformazione degli scarti di produzione: una tappa fondamentale nella logica dell’economia circolare.

Un lavoro che le ha permesso di dare libero sfogo alla sua creatività?

Di certo quello per Villa Rizzi a Sardagna. Mi avevano chiesto di creare delle nuove etichette per i loro trasformati. Ho creato degli stampini con le patate sulla base dei disegni che mi hanno proposto i ragazzi della comunità che alla fine erano molto soddisfatti nel vederli riportati sui vasetti dei loro prodotti.

Un nuovo campo che potrebbe essere interessante a livello creativo?

Con quest’anno è diventato obbligatorio riportare sulle confezioni dei prodotti le modalità di smaltimento degli involucri e secondo me più che sulle indicazioni scritte, si dovrebbe puntare sulle illustrazioni e qui si va di fantasia.

Cosa le piace di più di questo primo anno da partita Iva?

L’essere riuscita ad incrementare il numero dei clienti sulla base del passaparola. Al di là della presenza sui social, non ho fatto pubblicità eppure mi cercano dopo aver visto i miei lavori. Ma anche l’essere riuscita ad organizzare un workshop per creare delle sculture piegando le pagine dei libri che non servono più. Si utilizza un cutter e con questo laboratorio inaugurerò la serie come paper designer.

Un attimo... perché tra le mille sfaccettature della sua realtà professionale c’è il rischio di perdersi, cosa scriverebbe sul suo biglietto da visita?

Creative designer perché mi sento uno spirito libero e non voglio ingabbiarmi in un settore. Poi realmente non faccio una cosa sola e dirle tutte sarebbe troppo lungo.

Uno dei suoi obiettivi è quello di rivalutare la carta rispetto all’idea comune di fragilità.

La carta non lo è affatto. Nel mio piccolo ho realizzato tre anni fa un addobbo natalizio per un hotel. Si trattava di una grande sfera fatta di tante palle di carta che messe l’una vicina all’altra creavano l’effetto di una palla di neve anche perché era tutta bianca. È piaciuta talmente tanto che la direzione ha deciso di tenerla e sono tre anni che è esposta senza nessun problema.

Le realizzazioni che le piacciono di più?

Senz’altro i basso rilievi di carta. Così ho realizzato l'etichetta per le bottiglie di vino di una cantina di Levico. Riproducevano l’ideatore di quel vino mentre suonava la chitarra: un omaggio che si poteva toccare dando una sensazione di presenza. Così faccio anche i ritratti o altre cose che essendo piccole si possono incorniciare ovviamente con una cornice che abbia un discreto spessore.

Ha guardato una sua opera e le è venuto da ridere...

Non subito, ma dopo quando mi sono resa conto che era talmente grande che non avevo spazio per prenderla indietro. Era sempre una decorazione natalizia animata da un paesaggio in rilievo. Molto bello con tutte le sue casette, ma enorme. Per fortuna che la titolare del negozio ha deciso di tenerselo, se no sarebbe stato davvero un problema.

Come imposta il rapporto col cliente? perché di certo non tutti sono creativi come lei.

Vero, ma non è un problema. Per fortuna che ho un campionario molto ampio che permette di iniziare il dialogo nel quale spesso escono le idee anche di quei clienti che dicevano di non averne. Punti fermi sono sia l’ utilizzo di carta che contenga plastica ma anche che abbia una provenienza certificata cioè che abbiano il simbolo FSC cioè Forest Stewardship Council.

Particolare il suo logo, Fru&

Significativo quel concludere il mio cognome con la & che commercialmente indica altre presenze. Per me vuol dire che a fianco della mia persona ci sono altri, indicando così la collaborazione tra me e i clienti.













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