Il Trento a Gabrielli: «È la sfida più difficile della mia carriera»

Ieri l’accordo tra Belfanti e il nuovo allenatore: «Mi aspetto un grande aiuto dai “senatori”, devono trascinare i giovani»


di Daniele Loss


TRENTO. Umiltà, determinazione ed equilibrio tattico. Ecco le parole chiave del primo giorno di Luciano Gabrielli al Trento. L'ufficialità è arrivata ieri nel primo pomeriggio: alle 14 il “patron” Piervittorio Belfanti ha stretto la mano al nuovo tecnico gialloblù, che prende il posto di Marco Melone alla guida della squadra aquilotta. Toccherà a lui provare a traghettare il Trento fuori dalla sabbie mobili della classifica: un compito difficile per uno degli allenatori trentini più esperti e carismatici, che non ci ha pensato su due volte. L'accordo è stato trovato in breve tempo e oggi Gabrielli guiderà il primo allenamento della squadra in vista del derby casalingo di domenica prossima contro il Mezzocorona.

Mister, arriva al Trento con due anni di ritardo.

«Due anni fa ero stato contattato dall'allora presidente (Fattinger, ndr), ma poi non trovammo l'accordo. Questa volta le cose sono andate diversamente e spero di poter ripagare in maniera adeguata la fiducia della società e del signor Belfanti. Che ha scelto di affidarsi ad un tecnico tecnico trentino che magari non conosceva nemmeno troppo bene. Ha preso referenze su di me e quindi non posso far altro che ringraziare chi ha parlato bene di me. Posso garantire che darò il centoventi per cento per la causa del Trento».

Ha già visto all'opera la squadra?

«Ho assistito ad alcune partite del Trento in questa stagione e, dunque, ho già un'idea riguardo ai giocatori. Mi aspetto un grande aiuto dai cosiddetti “senatori”, che dovranno dare tutto il campo ma anche trascinare i tanti giovani che abbiamo in rosa. La situazione non è facile e bisogna cambiare registro in fretta».

Tatticamente cosa cambierà?

«Partiremo dalla difesa a quattro, su questo non c'è dubbio. Per il resto ho bisogno di lavorare con i giocatori sul campo per capire quale sia la soluzione migliore per il Trento. Il tempo è poco, ne sono conscio, e dunque cercheremo di fare in fretta. Non stravolgerò quanto fatto sino a questo momento da chi mi ha preceduto, cercherò di modificare qualche aspetto. Già domenica dovremo cercare di essere pronti perché, lo ribadisco, abbiamo bisogno d'invertire la rotta prima possibile».

Firmerebbe oggi per pareggiare domenica?

«Nessun allenatore va in campo con l'idea di pareggiare, soprattutto quando è convinto di potersela giocare sino in fondo. Il Mezzocorona è una buona squadra, allenata bene ed è in forma. Ma lo spirito deve essere quello di volerci provare sempre. Con umiltà, ma convinzione nei propri mezzi e determinazione».

Con Melone ha parlato?

«A lui voglio rivolgere un pensiero perché, oltre che un collega, Marco è anche un amico. Mi dispiace sinceramente per lui: il calcio va così e ci sono passato anch'io. Quando le cose vanno male a pagare è l'allenatore».

Il Trento può salvarsi?

«Se non lo pensassi non sarei qui. Mi piacciono le sfide e questa è sicuramente la più importante della mia lunga carriera d'allenatore, ma sono anche convinto che ci siano i presupposti per risollevarsi».

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