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Dalla chemio al Brasile: «Ora voglio il record»

Parmesan è uno dei due trentini che domani con altri quattro amici partirà per tentare il volo più lungo di sempre: oltre 11 ore per almeno 515 chilometri


di Luca Pianesi


TRENTO. Ci sono voluti mesi di preparazione atletica, centinaia di chilometri sospesi in volo, un’alimentazione attenta e controllata, attrezzature all’avanguardia e soprattutto due anni di cure per battere un cancro che rischiava di mettere in pericolo impresa e salute. Ma Moreno Parmesan, 32 anni di Rovereto, ce l’ha fatta. Domani partirà assieme ad altri sei amici (uno è Eric Galas, classe ’72 di Mori, gli altri sono ragazzi di Vicenza e Treviso) per il Brasile e ci resterà fino al 16 novembre in attesa delle condizioni meteo ottimali. L’obiettivo è quello di entrare nei libri di storia e stabilire il nuovo record del mondo di volo in parapendio di 514 chilometri continuati stabilito solo due settimane fa da una spedizione brasiliana (il precedente era di 503 chilometri toccati in Sud Africa da Nevil Hulett, sette anni fa).

«Noi ci riproviamo partendo dalla stessa zona da dove hanno cominciato la loro impresa i tre piloti brasiliani - racconta Moreno - e quindi ci alzeremo in volo da Tacima, che si trova nello Stato del Paraiba nel nord est del Brasile, e da lì punteremo verso il nord ovest, verso lo Stato di Ceará. Saranno 11 ore di volo, continuate, con brivido finale perché dovremmo atterrare in una zona simile alla savana: un territorio sconfinato, praticamente deserto e poco servito da strade. Dunque potrà capitare di rimanere isolati anche per qualche giorno una volta atterrati, prima che i due mezzi che ci seguiranno da terra per tutta la nostra spedizione ci raggiungano. Per questo abbiamo un kit di sopravvivenza degno del miglior Bear Grylls con accendino per il fuoco, coltello per sradicare radici e per difenderci, scorte d’acqua (abbiamo tre litri contenuti in una cisterna del parapendio) e tutto il necessario per sopravvivere per qualche giorno in solitaria».

Da che altezza vi lancerete Moreno?

In realtà non ci lanceremo ma ci faremo trasportare. Partiremo da una collinetta che misurerà, sì e no, 180 metri che però è esposta a delle correnti molto forti e permette di alzarsi in cielo in pochissimi minuti. E’ una zona molto temuta e rispettata dagli esperti di parapendio. Per affrontarla ci vuole una tecnica e delle capacità considerate al limite. Da lì dovremmo raggiungere prima i 1.500 metri e poi tra le varie correnti ascensionali arriveremo intorno a quota 3.000.

Il record dovete farlo arrivando tutti e sei insieme?

No, il record è personale. L’importante è che uno di noi superi i 514 chilometri dei brasiliani. Andiamo in gruppo perché anche se il parapendio è uno sport individuale viaggiare per 11 ore in cielo (per intendersi è la distanza tra Trento e Roma) è molto faticoso e in compagnia è più facile sostenersi e darsi la carica. Inoltre viaggiando in squadra si aumentano le possibilità di intercettare le correnti ascensionali. Così appena uno di noi la riuscirà a cogliere gli altri in coda gli andranno dietro per recuperare quota e tornare tutti ad alzarsi.

Come vi siete attrezzati per affrontare questa impresa?

Abbiamo curato ogni dettaglio. Da terra ci seguiranno due veicoli e anche se le strade sono rare e non molto ben messe, con i rilevatori satellitari ci terranno sempre sotto controllo. Poi abbiamo vele studiate apposta per la missione, i caschi sono più leggeri del normale e 30 grammi in meno sul collo in un’impresa di 11 ore alla lunga si sentono, eccome. Avremo barrette energetiche per nutrirci in volo, sali e frutta per mantenere sempre alta la soglia di attenzione e restare in forza. E i cellulari con i quali documenteremo il nostro viaggio che potrà essere seguito in diretta sulla pagina Facebook “Project +500”.

Moreno ma come t’è venuta questa idea?

Ce l’avevo già in testa da tempo. Poi due anni fa un cancro mi ha fermato e mi ha costretto a curarmi. A marzo, mentre ero ridotto uno straccio per via della chemioterapia, ho detto ai medici che a novembre avrei compiuto questa impresa. Loro sono rimasti ammutoliti. “Dai che in Brasile ti vai a fare una vacanza, valà”, mi dicevano. Ma io avevo bisogno di motivazioni per riprendermi e ricominciare a volare. Ho perso 16 chili e mi sono rimesso in forma. La malattia ora è sotto controllo e io sono pronto a questa sfida.

Come ti sei preparato?

Tanta palestra, corsa, ciclismo. E poi voli su voli. Negli ultimi 5 giorni ho fatto 750 chilometri in cielo. Tutti i giorni mi sono fatto 150-200 chilometri in tutto il Nord Italia. Ma alla fine io volo da quando ho 12 anni. Mi sento quasi più a mio agio a viaggiare in parapendio che in macchina o in bicicletta. Poi la componente “paura” c’è sempre e deve esserci anche dopo tutti questi anni. E’ quella che ti tiene sempre concentrato. Gli sbagli, in questo sport, non sono ammessi.

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