Briatore: «Ai piloti della Ferrari toglierei il 10% di stipendio»

Roma. Un disastro, quello della Ferrari nel secondo atto del Gran Premio d’Austria, che rischia di compromettere tutto il resto della stagione del post-Coronavirus appena iniziata. Non tanto per l’inc...



Roma. Un disastro, quello della Ferrari nel secondo atto del Gran Premio d’Austria, che rischia di compromettere tutto il resto della stagione del post-Coronavirus appena iniziata. Non tanto per l’incidente tra Charles Leclerc e Sebastian Vettel che, nonostante le scuse plateali del monegasco, renderà inevitabilmente più difficile la gestione dei due driver con il quattro volte iridato tedesco in uscita e in cerca di un volante per il prossimo anno, quanto piuttosto per la scarsa competitività della monoposto Rossa SF1000.

Jean Alesi è indulgente

«Non è stata una bella immagine, ma il problema è che quando si parte così indietro c’è sempre la possibilità di toccarsi - l’accusa dell'ex pilota della Ferrari Jean Alesi commentando la disastrosa partenza della scuderia di Maranello nel Gran Premio dello Spielberg - Più che le pressioni sui piloti è che la macchina è nata male. Pesa di più la mancanza di performance che la pressione sui piloti».

Briatore va giù duro

Flavio Briatore invece con la coppia di piloti è decisamente meno tenero: «Serve rispetto del lavoro del team: io avrei comminato loro una multa salata del 5-10 percento del salario, l’unico modo è toccarli sui soldi».

Ora la Ferrari è chiamata al riscatto già domenica prossima a Budapest per il Gp d’Ungheria dove, prima del via della stagione post-Covid, il team principal del Cavallino Binotto aveva promesso che si sarebbe vista la vera Rossa grazie agli aggiornamenti. Ma intanto, come sottolineato da Alesi, «le soluzioni portate (in Austria, ndr) dai tecnici non funzionano e i piloti non sono colpevoli. E questo campionato non permetterà molto ad una vettura nata male, ma - conclude Alesi - la Ferrari ha la possibilità e le risorse di riprendersi».

Hamilton contro il razzismo

Un Mondiale in cui le Mercedes con la doppietta di domenica ed un ritrovato Lewis Hamilton sembrano già aver preso il largo, non solo nei confronti delle Ferrari ma anche delle Red Bull che, nonostante l’irruenza di Max Verstappen, non sembrano al livello delle Stelle d’Argento. E tutto con il campione del mondo inglese che, agli occhi del mondo, sembra più concentrato sulla lotta al razzismo che alla importante sfida iridata che lo potrebbe portare ad eguagliare Michael Schumacher a quota sette titoli vinti in carriera. «Alcuni piloti dopo il briefing dei driver di questo fine settimana su ciò che intendevamo fare contro il razzismo hanno chiesto “Perché dobbiamo continuare a farlo?” Per alcuni bastava quanto fatto una settimana fa e ho dovuto fargli capire - afferma Hamilton - che il razzismo è qui, che sarà qui e probabilmente sarà qui più del nostro tempo qui. Dobbiamo davvero pensare, come sport, a cosa possiamo fare perché sono dei bei segnali, ma è necessaria la passione».

Per la Mercedes c’è anche qualche nube oscura all’orizzonte: la direzione gara del Gran Premio di Stiria ha considerato ammissibile il reclamo ufficiale avanzato dalla Renault contro la Racing Point motorizzata Mercedes al termine della seconda gara della stagione. La casa francese è stata la prima ad esporsi ufficialmente contro il team di proprietà di Lawrence Stroll, finito nel mirino già durante i test invernali per l'eccessiva similitudine della sua nuova vettura, la RP20, con la Mercedes W10 campione del mondo nel 2019.













Scuola & Ricerca

In primo piano