«Ripresa, mai così bene da dieci anni» 

Lo rileva la Cgil. Prese in esame 111 società e gruppi industriali. Il tasso di profitto risale doppiando i livelli pre crisi


di Alice Sommavilla


TRENTO. «Dopo anni in cui gli operai e gli impiegati trentini hanno tirato la cinghia, è arrivato finalmente il tempo di raccogliere i frutti di tanti sacrifici». Parole di Franco Ianeselli, segretario generale Cgil del Trentino, nel giorno di presentazione dei dati di bilancio 2017 dell’ industria nostrana. I numeri evidenziano una crescita molto significativa, inferiore solamente a quella registrata nel 2010 e comunque migliore anche di quella relativa al periodo pre crisi 2006-2007. «Sono stati presi in esame i dati relativi a 111 società e gruppi industriali tra i più significativi presenti in provincia- commenta Franco Ischia, responsabile del rapporto e curatore dell’ufficio studi Cgil- tra queste: 48 società metalmeccaniche; 15 chimiche; 7 tessili; 17 appartenenti al settore alimentare; 11 del settore cartario-poligrafico; 4 edili più 9 gruppi o aziende appartenenti a settori differenti. Il fatturato delle aziende prese a campione è stato di 5,753 miliardi di euro, con una crescita dell'8,7% rispetto all'anno precedente, crescita registrata da ben 79 imprese delle 111 esaminate. L’unico settore che non ha visto aumenti ma, al contrario, una riduzione dell’1,4% è quello edile». Viene inoltre evidenziato come gli oneri finanziari continuino a non essere un problema per la maggioranza delle imprese, che presentano tutte una buona patrimonizzazione: il livello netto delle imprese campione è di 2,1 miliardi; pari al 36% del fatturato. Prosegue Ischia: «Il margine operativo delle aziende esaminate è rimasto sostanzialmente stabile rispetto al 2016. Per 100 società è positivo, e solamente per 11 risulta negativo ma in graduale miglioramento. Discorso simile anche per quanto riguarda gli utili, che nel bilancio conclusivo sono 323 milioni, il 5,6% del fatturato. Le aziende in utile nel 2017 sono 97, quelle in perdita 14, segno che il primo indicatore di redditività per le imprese analizzate è migliorato rispetto al 2016. I dati medi non rendono fedelmente quella che è la realtà trentina, ovvero una compresenza di aziende particolarmente brillanti e situazioni in forte difficoltà che hanno già avviato processi di ristrutturazione o sono state cedute. Le aziende in perdita sono 5 nel settore meccanico; una nelle costruzioni e una nel tessile; 2 nel chimico; 3 nell'alimentare; una nel cartario e una nei gruppi differenziati. Altro punto esaminato è il costo del lavoro, la cui incidenza si rivela contenuta, con una spesa che ammonta a 805,2 milioni di euro, il 14% del fatturato. In crescita costante anche il cosiddetto tasso di profitto, rapporto tra utile netto e capitale investito dall'imprenditore, che è stato del 13,5%, segno che questo indicatore continua a risalire doppiando i livelli pre crisi.

Nota dolente, il saldo occupazionale delle aziende (gruppi esclusi). Qui, si registra una riduzione dell'1%, l’occupazione è di fatto diminuita in ben 53 aziende e questo dato non si giustifica nemmeno al netto della riduzione legata alla gelata in agricoltura. I dati con segno più interessano solo il tessile e il meccanico, grazie allo sviluppo di qualche singola azienda». Nonostante i problemi legati all’occupazione, l’industria trentina si conferma quindi sana, in miglioramento, e in perfetta linea con i dati nazionali.













Scuola & Ricerca

In primo piano