Riforma, tocca alle Rurali «Servono aggregazioni»

Il governatore: «Tempi brevi, necessario per garantire solidità patrimoniale» Schelfi: «Nostro sistema forte. Vigilanza unica, ma autonomia imprenditoriale»



TRENTO. Dopo le banche popolari, è l’ora della riforma delle Casse Rurali. «È quello che mi attendo a breve», ha detto ieri mattina il governatore di Bankitalia Ignazio Visco a conclusione del suo intervento al Festival dell’economia, sollecitato alla domanda del direttore del Trentino Alberto Faustini. L’annuncio arriva in terra di Cooperazione, in prima fila al Teatro Sociale ad ascoltare il governatore ci sono il presidente di Federcoop Diego Schelfi e il presidente di Federcasse Alessandro Azzi, che al termine si siedono a un tavolino del Bar Sociale per discutere con il presidente della Provincia Ugo Rossi e i presidenti delle Federazioni di Lombardia e Friuli Venezia Giulia.

Le banche di credito cooperativo, avverte Visco, vanno riformate perché è necessario garantire loro maggiore solidità patrimoniale «consentendo loro di andare sui mercati a recuperare capitale». «Quando la banca è in difficoltà e i soci non contribuiscono, che si fa?», è la domanda di Visco. La sua risposta è: ci si aggrega, si creano gruppi senza rinunciare però «ai valori fondamentali di cooperazione e di interesse diretto sul territorio che sono valori importanti». L’ideale - insiste il governatore - è «avere un gruppo, o dei gruppi, che siano in grado, per la loro struttura societaria, di intervenire per compensare squilibri esterni e contemporaneamente per mettere fondi in modo agevole anziché liquidare gli istituti».

Il progetto è dunque creare, probabilmente entro settembre, questi gruppi che facciano da ombrello finanziario lasciando ai singoli istituti autonomia nelle scelte di investimento. Ugo Rossi evidenzia il cambiamento di schema: «Il governo non vuole più imporre una riforma dall’alto ma attende una proposta di autoriforma delle Bcc». Per la Cooperazione trentina quello a cui tendere è proprio un «modello a rete» che lascia spazio alle banche cooperative aderenti nella gestione dei relativi territori. «Non siamo un’isola che può staccarsi dalla responsabilità di un sistema unitario che risponda alle difficoltà delle banche - avverte Diego Schelfi - il tema è come coniugare la responsabilità con l’autonomia e la forza del nostro sistema. Stiamo ragionando su come impostare l’autoriforma e farla nel migliore dei modi: sul piano della vigilanza il gruppo dev’essere unico, ma sul piano imprenditoriale valutiamo quante strutture di secondo livello è più opportuno avere». E Schelfi non manca di sottolineare la diversità con le Raiffeisen altoatesine: «Bolzano è un gruppo che guarda dentro i confini del Sudtirolo, dal Brennero a Salorno. Il Trentino, che già opera nel NordEst, ha invece una presenza sul territorio nazionale».

(ch.be.)

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